"Deve esserci un significato nel suo ruggito."
Storie e leggende da 'Destiny'.

mercoledì 7 febbraio 2018

CRONACHE DELL'ALVEARE: CAPITOLO IV, LA VENDETTA DI ERIANA

CAPITOLO IV
LA VENDETTA DI ERIANA




“Ho giurato di vendicarli tutti e questa è la maledizione che porterò con me fino alla mia morte finale.”
Eriana-3, Grimorio “Song of Dusk”, armatura

Il Primo Fireteam Crota
Assemblare le forze

“Il mio nome è Eriana-3, discepola dell’Ordine degli Stregoni del Fuoco Prassico, marchiata dal Sigillo del Cormorano, Sopravvissuta del Grande Disastro: il giorno in cui siamo partiti alla riconquista della nostra Luna, uniti in un’armata di migliaia, e siamo andati incontro alla distruzione per mano di un singolo campione dell’Alveare di innominabili poteri.

Il mostro si chiama Crota. Ha ucciso i miei amici guardandoli in faccia, uno a uno e ne ha goduto. Nel nome di tutti quelli che ho perso io dedico la mia esistenza alla sua totale distruzione.
Questa è la mia confessione. Se ho trasgredito ai vostri occhi, vi chiedo perdono.”
Eriana-3, Grimorio, “La Fine di Crota”

Il massacro sul Mare Imbrium divenne noto come “Il Grande Disastro”. Le leggende sono vere, come sai. È inutile raccontarti ancora di quanto questo evento abbia scosso la Torre e la Città. Siamo diventati all’improvviso umani, mortali. Il nostro grande potere, il nostro grande protettore, il Guardiano, non poteva più essere lo scudo contro l’Oscurità come pensavamo. Adesso, là fuori, esisteva qualcosa che poteva schiacciarci come degli insetti, senza quasi accorgersi di noi.
Quel giorno, si portava il lutto non solo per le migliaia di Guardiani sterminati su quelle piane rocciose; si piangeva anche per i grandi eroi perduti. Tra tutti, Wei Ning, il leone ruggente tra i Titani, la voce allegra che senti elevarsi sopra tutte, mentre racconta le sue imprese tra i fumi delle taverne, nelle ventose notti sulla Torre.
Quella voce adesso, non la sentirò più, pensava Eriana.
Il Consenso ordina la chiusura delle rotte verso la Luna e dichiara l’orbita lunare “spazio interdetto”. Qualsiasi missione, assalto o incursione sulla Luna era da ritenersi non sanzionati, un atto contro la legge della Città e per questo non supportati da rinforzi o supporto tattico.

“A TUTTE LE NAVI, RISPOSTA E TRASMISSIONE IMMEDIATA.

Dichiariamo formalmente terminate tutte le operazioni di combattimento pianificate sulla/intorno alla Luna della Terra.

Con effetto immediato, dichiariamo l’esistenza di uno spazio interdetto sulla Luna e sullo spazio cislunare. Ogni Guardiano che opererà in questo spazio interdetto non riceverà supporto formale dall’Avanguardia o da qualunque risorsa della Città. Invitiamo per cui i Guardiani a mantenere la più grande cautela e considerazione nell’approcciarsi allo spazio interdetto.

Dichiariamo, inoltre, ogni aspetto strategico concernente il recupero di informazioni o di intelligence dalla superficie lunare, come nullo. Poniamo il veto, in aggiunta, al piano strategico di stabilire una testa di ponte sulla Luna a scopo di creare una presenza stabile, in ogni sua minima e massima parte.

Questa interdizione rimarrà effettiva fino al momento in cui la presenza ostile sulla Luna non porrà in grave pericolo le nostre forze o fino a quando non verrà recuperata dell’intelligence atta a sconfiggere i leader delle suddette, recentemente incontrate forze ostili.

Ogni Guardiano in possesso di una stima accurata delle perdite avvenute nei giorni recenti o con materiale di intelligence sulla natura o i metodi della resistenza ostile, è pregato di fare rapporto all’Avanguardia immediatamente.”
Grimorio, “Oceano delle Tempeste”

Eriana non ha pace.
Se nessuno vuole far nulla al riguardo, allora è il momento di fare un passo avanti, pensa. L’Alveare avrebbe pagato, con il sangue o qualsiasi altra cosa quelle creature abbiano in corpo.
La sua intera esistenza, svuotata ormai di ogni altro scopo o fonte di gioia, si vota solo a quello: avrebbe trovato Crota, il Principe dell’Alveare, il Divoratore della Speranza. L’avrebbe trovato e l’avrebbe spezzato, come lui aveva fatto con Wei.
A qualsiasi costo.
Consumata dal dolore e dal senso di impotenza, Eriana inizia a essere divorata dal demone della vendetta. Sappi che, in tutte le nostre storie finora, non ti ho mai raccontato di una determinazione a seguire la distruzione altrui, a perseguire la feroce vendetta come quella di Eriana. Ricorda bene queste parole, perché grande insegnamento puoi trarre dal terribile pozzo oscuro in cui la vendetta ha trascinato quella grande Guardiana e i valorosi che l’hanno seguita. Ma non tutto ciò che è accaduto per vendetta è stato un male o ha recato dolore. Oggi tu lo sai, ma all'epoca nessuno poteva prevederlo... ma è stato grazie a ciò che è iniziato con l'odio che abbiamo potuto porre fine all'odio stesso. Senza quei valorosi, pur animati da sentimenti obnubliati, non saremmo qui a raccontare e ascoltare queste grandi storie e leggende.
Ascoltami bene, perché questa è la storia di Eriana-3, di Eris Morn, di Vell Tarlowe, di Omar Agah, di Sai Mota e di Toland l'Infranto.
Questa è la storia del Primo Fireteam Crota.

Accompagnata da Eris Morn, anch’essa sconvolta dal Grande Disastro, si erano isolate dal resto del mondo, per trovare una soluzione al problema di Crota. Dopo la distruzione piovuta sui Guardiani, sembrava che Crota fosse sparito. La Luna era tornata silenziosa e l’Avanguardia aveva dichiarato il nostro satellite e la sua orbita geostazionaria come spazio interdetto. Nessuno avrebbe mai più dovuto mettervi piede. Ma Crota… dove era scomparso? Perché l’attacco alla Terra si era fermato?
Noi sappiamo di più, perché abbiamo conosciuto Oryx. Il padre di Crota aveva richiamato indietro il figlio, intimandogli di ritirarsi nel suo regno ascendente. La Luce, questa forza paracausale contro la quale si era scontrata nella battaglia con i Guardiani, era un altro nome del Cielo, l’antico nemico che trovava nel Viaggiatore, in orbita sulla Terra, il suo messia. Tutto questo doveva essere ponderato con attenzione.
Eriana era all’oscuro di ciò, ma aveva abbastanza dati alla mano per intuire cosa era successo, anche grazie alla compagna Eris. Il sospetto è che Crota è scomparso in quello che la maliarda aveva chiamato “il regno del trono”. Doveva essere un luogo metafisico, perché gli strumenti dell’Avanguardia non riuscivano a penetrarlo. Possibile che fosse un’altra dimensione, schiacciata tra la nostra e chissà quale mondo di orrori innominabili?
Eriana decide di mettere assieme un fireteam speciale – una squadra eccezionale, in grado di infiltrarsi nel regno di Crota. Doveva essere una missione stealth, all’insaputa dell’Avanguardia, una black op, tra le linee nemiche.
Una missione di assassinio.
Eris faceva parte della squadra segreta dei Celati, un gruppo di Guardiani scelti da Ikora Rey, per missioni di infiltrazione, spionaggio e recupero di intel oltre le linee nemiche. Sua era la massima capacità di infiltrarsi non vista, sua era l’abilità propria dei Cacciatori di svanire senza lasciare traccia. Eriana non poteva trovare una donna migliore per quella missione.
Quello che mancava ancora era una tessera fondamentale del mosaico: come trovare questo reame ascendente dove il nemico si nascondeva? Qual era la strada per il trono di Crota?
C’è solo un uomo che può rispondere a questa domanda, dice Eriana, dopo essere rimasta in silenzio a lungo.

“Nel nostro mondo Crota sembrava invincibile. Assieme a Eris Morn abbiamo cercato una soluzione a questo problema, ma presto la speranza ci ha abbandonate. Così abbiamo cercato la conoscenza proibita – l’abbiamo trovata nell’esiliato maestro degli arcani dell’Alveare.”
Eriana-3, Grimorio, “La fine di Crota”




“Questa è la forma e la punta della zanna: niente che abbia ma vissuto rimarrà in vita per sempre.”
Toland, Frammento di Spettro, “Hellmouth”

Toland, l’infranto
“La vita è dolore. Il dolore è potere. E il potere è la vita.”
Quando ho iniziato a raccontarti questa storia, sapevi già che avremmo raggiunto delle parti oscure, la cui narrazione non avrebbe offerto alcuna risoluzione, alcuna morale. Questo perché a volte, nella vita, le cose non seguono un filo preciso, una ragione, una retta via. Non cercano redenzione, né vogliono essere giudicati o giudicabili.
Ci sono cose che non possono essere del tutto capite.
Toland era una di queste cose.

Prima ancora della Battaglia del Lago Ardente, Toland aveva scoperto l’esistenza dell’Alveare. Alimentato da una infinita sete di conoscenza, lo stregone si era da sempre avventurato negli spazi più profondi e proibiti del nostro sistema solare. Nei suoi viaggi, mai documentati per paura della reazione del Consenso, si era imbattuto nella forza arcana dell’Alveare. Alimentato dal suo forte desiderio di conoscerne i segreti, aveva osservato molto da vicino quegli esseri, scoprendone abitudini e usanze. Aveva iniziato a studiarne i glifi e le criptiche iscrizioni pulsanti di luce smeraldina e magia oscura lasciate ovunque sulla Luna. Si era persino spinto nei loro templi, sottoterra, quando ancora essi erano aperti e non sorvegliati. Laggiù aveva scoperto un intero mondo sotterraneo, la cui vastità e profondità avrebbero terrorizzato qualunque mente non composta come la sua. Era sprofondato dentro gli archivi della Tomba del Mondo, dove ogni civiltà soggiogata, ogni mondo caduto, ogni spazio conquistato dall’Alveare nell’universo era fedelmente registrato e conservato. Lì aveva imparato a temere Oryx e Savathûn e Xivu Arath. Aveva imparato a temere Crota e Ir Anûk e Ir Halak. Aveva imparato i nomi di tutte le civiltà che si erano opposte allo strapotere dell’Alveare e che, adesso, non esistevano più.
Adesso, Toland sapeva perché stavano trasformando la Luna in una luna da guerra.
Ma quanto era rimasto laggiù? Mesi… no, dovevano essere stati anni. Si era perso entro quel luogo senza tempo e raramente, adesso, riusciva a sentire la sua voce dentro la sua testa in mezzo a quei sussurri. Ma… quali sussurri? Erano sempre stati lì? Era sicuro di no… ma ora facevano parte di lui.
Prima di allontanarsi da quell’abisso, Toland sente una voce, dissimile da tutte le altre. Un canto, appena accennato.
Omnigul, pensa, deve essere…
Le prime note di quel canto lo fanno piegare dal dolore, smembrando i suoi muscoli, stracciando la sua carne, spezzando tutte le sue ossa. Il canto si interrompe che era appena stato accennato.
Toland viene riportato in vita dalla luce benevola del suo spettro. Il ricordo del lancinante dolore provato è ancora forte, come l’emozione, l’adrenalina.
Un pugno di note… un accenno di canto… quale potere! Il solo udire l’incipit di quella canzone ha divelto il mio corpo. Forse anche solo la metà di quell’aria terribile può cancellarmi dall’esistenza. Quale potere… quale potere!
Toland si trascina lontano, ripercorrendo con la memoria i suoi passi, quando forse eoni fa era entrato in quel luogo.
Scoprirò il mistero di tutto questo… udirò il canto… udirò il canto…
Un solo nome gli balenava nella mente adesso.
Ir Yût.

Emergendo per la prima volta dopo chissà quanto tempo dalle tenebre, Toland era ancora sconvolto ed eccitato, ma sapeva che doveva avvisare la Città di quello che era successo. Stava per arrivare un nemico che non potevano sconfiggere, alimentato da una logica imperterrita. Il suo sguardo si posava sulla Bocca dell’Inferno, l’Hellmouth, prima di richiamare il transmat della sua nave e volare via.

“Le forze dell’Alveare affinano la propria forza senza requie. Non hanno compreso bene cosa significhi essere morti, ah ah! Ho sentito dire, una volta, che “ciò che non ti uccide ti rende più forte”, ma che valore può avere tutto ciò dinnanzi all’immortalità?”
Toland, scansione dello Spettro, Pietra dell’Alveare

Toland raggiunge la Torre e decide di andare subito dall’Oratore. Egli, ascoltando le parole concitate di quell’uomo che un tempo riteneva saggio, vede qualcosa che non gli piace: fanatismo, eccitazione, voglia di una conoscenza proibita che è in netto contrasto con la Luce. Toland non è solo ansioso di avvisare i suoi compagni Guardiani di questo pericolo… è anche compiacente della sua esistenza. Egli è quasi felice che l’Alveare esista e affrontarlo, crede, gli porterà più conoscenza. Ciò che più non tollera l’Oratore è che il fanatismo di Toland sembra averlo allontanato dai suoi compiti e doveri. La ricerca che ha compiuto su questa nuova specie sembra esulare da ogni direttiva e, inoltre, è potenzialmente pericolosa perché espone la Città alla loro conoscenza.
La sapienza è fine a sé stessa se non la si usa, dice Toland all’Oratore, dobbiamo smetterla di vivere nel terrore. Dobbiamo smetterla di nasconderci, di costruire muri. Non esistono muri dove ho volto lo sguardo… esistono fortezze della mente, mari dimensionali, stelle senza fuoco e occhi senza volti. Scappare non servirà a nulla.
L’Oratore silenzia Toland con un gesto e ribatte.
Forse credi di essere saggio, ma non lo sei. Ci hai esposto a un grande pericolo e se ogni Guardiano agisse come hai agito tu, la nostra meravigliosa Città sarebbe già da tempo un cumulo di macerie. Questo… Alveare di cui parli, non è una minaccia attiva. I Caduti lo sono. E come ogni volta, stanno già raschiando le pietre delle nostre mura.
Vedo che sei ancora vittima della tua paura, gli risponde Toland, che ti costringe ad essere cieco. Fammi parlare con Osiride. Lui capirà.
Osiride è in missione, a combattere per difendere la città. E anche tu dovresti.
L’Oratore gli ordina di rompere le righe. L’udienza è finita. Udirà della sua decisione al riguardo del suo status a breve. Toland torna a meditare, silenzioso. Vede gli sguardi delle seguaci dell’Ordine del Fuoco Prassico, Ikora, Eriana-3 e altre… sa che ha il loro disgusto. Non si studia il male, lo si combatte. Non si scende a compromessi con l’Oscurità, nemmeno per comprenderla. Perché non si deve comprendere, ma distruggere. Sì… lui pensa… in un mondo semplice, lineare. Un mondo dove ogni cosa è nera o bianca. Ma il nostro è un mondo complesso. Avete mai immaginato la vastità della vostra ignoranza? Sapete perché le cose funzionano così? Perché l’universo è quello che è e non qualcos’altro?
A quella domanda nessuno aveva mai risposto, nemmeno Ikora ed Eriana.
A cosa serve tutta la vostra conoscenza, se non sapete nemmeno questo?

Non so come spiegarlo… è così semplice! Perché non riesci a vederlo!?”
Frammento di Spettro, “Oscurità #3”.

L’Oratore chiama una riunione d’emergenza del Consenso e affrontano il problema di Toland. Ciò che è contro gli insegnamenti della Luce e ne cammina lontano, deve essere ripudiato. Toland deve diventare un esempio di cosa significa per chi vive sotto l’egida del Viaggiatore, tradire la Luce e venire contaminato dall’Oscurità.

"La fame è una maledizione terribile, ma se serve ad accendere il fuoco della motivazione, a ispirare, a creare l’urgenza, essa non può considerarsi invece una benedizione?”
Dal diario di Toland, l’Infranto.
L’Oratore ha l’appoggio del Consenso quando decide di esiliare dalla Torre Toland. Voci iniziano a diffondersi sulla follia dello stregone che è entrato in intimità con l’Oscurità. Dapprima nei circoli degli stregoni, poi sulla Torre e infine nella Città, il nome di Toland diviene simbolo di eresia assoluta e la sua follia proverbiale. Così, in poco tempo, egli diviene noto come Toland, l’Infranto.

Il giorno dopo la sentenza, nessuno trova più traccia dell’uomo. Lascia solo dietro di sé una vecchia arma, Prezzo dell’Ombra, che dimostra quanto la sua maestria di esperto forgiatore possa ancora 

sollevare stupore.

“La conoscenza è fine a sé stessa.”
Toland, estratto da “Ego Thalon IV”, armatura

Scomparsodalla Torre per sempre, Toland non è mai più tornato alla Città, né nessuno lo ha mai più visto. Si dice che abbia vissuto sulla Luna per tutti gli anni che gli erano rimasti, mischiandosi tra l’Alveare, studiandone ancora meglio il linguaggio, le cronache, i rituali. La sua ossessione lo porta a forgiare un’arma terribile, una delle temute armi del dolore, che si nutrono cioè della vita dell’avversario, attraverso una bruciante fame che le fa scalpitare per uccidere.

 "Può essere possibile accedere al potere che quell’agghiacciante patto ha forgiato, tanto tempo fa? 

E quale sarebbe il costo?”
Dal diario di Toland, l’Infranto
Dentro di sé sapeva che, un giorno, sarebbe arrivato il momento di confrontarsi con l’Alveare in un modo che esulava la scienza, la ricerca, la curiosità. Forse l’Oratore si sbagliava… Toland non era un mero ricercatore ossessionato dai suoi obiettivi: l’Infranto, forse, trovava nell’esistenza del proprio nemico la sua stessa ragion di vita.
Per questo, nell’oscurità delle lande lunari, Toland forgia il Bad Juju (Malvagio Karma), infondendolo di rituali oscuri, graffiando rune dalla legante forza occulta. Il fumo smeraldino è la sua aura malefica, il bagliore del medesimo colore un avvertimento per il nemico. Quella sarà l’arma che gli consentirà di combattere quando arriverà il momento di combattere.
“Se credi che la tua arma voglia porre fine all’esistenza di ogni cosa… essa lo farà.”
Toland, Grimorio “Bad Juju”, arma

Nelle tenebre, sotto le stelle pure dell’assenza di atmosfera lunare, Toland attendeva, abbracciato alla sua arma, alla luce crepuscolare del suo Spettro. Le sue notti solitarie passavano, tra mormorii e sussurri. Alle volte le ombre diventavano troppo intense, al punto che dormire sembrava una follia. Altre volte sembrava che conversare con quelle ombre paresse il modo migliore per convincerle a lasciarlo andare. Ancora per un'altra notte, almeno.

Ma le notti passavano e lui attendeva, perché sapeva che sarebbe accaduto qualcosa.

La Battaglia del Lago Ardente. 
Il Grande Disastro. 
E così… Oratore, adesso hai avuto la tua risposta. Adesso che gli occhi triplici hanno rivolto lo sguardo verso la nostra casa… adesso capisci? Oh… le spade… le lame di Crota. Il canto della maliarda. Li sento arrivare per me.

Li sento arrivare per te. 

Arrivano per tutti. 
È iniziato.

Ti ho detto che nessuno ha mai più visto o udito Toland l’Infranto… ma ciò non è esatto.
Eriana-3 ed Eris Morn lo trovarono.
E così la sua lunga attesa finì.






“Ho condotto me stesso ai limiti della follia cercando di capire la verità. È così semplice. Elegante come la punta di un pugnale. Spiega – e lungi dall’essere questa un’iperbole o un’esagerazione – QUALSIASI COSA.

No, no, no, no, non cercare di applicare la ragione qui. Non esiste la “ragione”. Quella è solo teologia e teleologia, che serra le tue palpebre e ti impedisce di vedere.”
Toland, Frammento di Spettro, “Oscurità #3”.



Toland, l’infranto
La storia delle tre regine
Eriana ed Eris sono davanti all’uomo che era diventato la leggenda dell’eresia. L’avevano trovato, finalmente. La figura oscura, la veste lacera gli cadeva addosso come un se un pezzo del cielo stellato fosse scivolato a coprirlo. Davanti a lui, una fiamma di energia solare, l’unica possibile in quell’ambiente lunare privo di atmosfera, lo sta scaldando come fosse un falò. 

Un giorno ti feci una domanda, disse l’Infranto, senza neppure voltarsi, Perché l’universo è quello che è e non qualcos’altro?

Ancora una volta, a quella domanda Eriana non sa rispondere… e neppure Eris.
A cosa serve tutta la vostra conoscenza, se non sapete nemmeno questo?
Infranto, disse Eriana, ti abbiamo cercato ovunque, in ogni landa desolata, in ogni oscura cava, in ogni foresta morta. E infine siamo giunte fin qui. Tu sai perché.Toland si girò verso di loro, mostrando il suo casco annerito, il vuoto dentro il vetro nero che rifletteva le stelle.
Ecco cosa doveva essere scrutare nell’abisso.
Oh… ho sentito, mie care. È giunto il momento, finalmente. Crota, è tra noi.
Eriana al solo sentir nominare del figlio di Oryx s’incupisce. Eris interviene. Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Sappiamo che sei stato esiliato dalla Torre per la tua vasta conoscenza degli arcani dell’Alveare. Adesso abbiamo bisogno di quella conoscenza. Stiamo mettendo insieme una squadra.
Voi volete uccidere ciò che non può morire. E volete sapere come fare, disse lo stregone, bene, avete la mia attenzione.
Spero molto più di quella, risponde Eriana.
Oh… stai tranquilla, seguace dell’Ordine del Fuoco Prassico. Se un membro di questa antica casta ha deciso di infrangere ogni suo più sacro precetto chiedendo aiuto a un eretico esiliato, allora il mondo è sottosopra. Il caos dilaga e l’ordine è sovvertito. È in un mondo come questo che la Logica della Spada giunge. Perché il suo scopo finale è l’ordine. Un unico ordine. 


Il suo.

Cosa vuoi dire?, chiede Eris, esitando.
Toland le invita a sedersi attorno al fuoco arcano.
Ti ho fatto una domanda un tempo, te l’ho rifatta oggi. Ma tu non sai rispondere. Ecco perché mi avete cercato ovunque in questo sistema solare. Per avere queste risposte. E io ve le darò.
Ho condotto me stesso ai limiti della follia cercando di capire la verità. Ma lei è così semplice, elegante… esattamente come la punta di un pugnale. È la semplice verità che forma la teoria del tutto, che spiega tutto, qualsiasi cosa. Ascoltatemi…
“Perché esistono gli atomi? Perché la materia atomica è più stabile del brodo primordiale. Gli atomi hanno sconfitto il brodo. Quella è stata la prima guerra. Erano due principi di esistenza diversi e uno di questi ha vinto. E tutto quello che è venuto dopo è stato composto da atomi.
Dagli atomi abbiamo avuto le stelle. Dalle stelle le galassie. Mondi bruciano e bollono fino a divenire roccia e acido e in quei mari primordiali le prime molecole viventi imparano a duplicarsi. Tutto questo è avvenuto per una sola legge – una legge cieca, che esiste senza essere spiegata né senza una mente che possa spiegarla o comprenderla. È la più semplice delle leggi ma non ha nessun proselito qui (ma là fuori…oh, là fuori…!)

Come posso spiegarlo… è così semplice. Perché non capisci!?

Immagina tre grandi nazioni, sotto il dominio di tre grandi regine. La prima regina redige un grande libro di sacre leggi e il suo è un regno giusto. La seconda regina costruisce un’alta torre e il suo popolo vi sale in cima per mirare le stelle. La terza regina raduna un’armata e conquista ogni cosa.
Il futuro appartiene a una di queste regine. Il suo regno sarà severo e il suo popolo sarà infelice. Ma lei regnerà.

Questo… spiega ogni cosa, capisci? Questo è il motivo perché l’universo è quello che vediamo oggi e non qualcos’altro. L’esistenza è un gioco in cui tutto può avere un ruolo ma solo alcune strategie sono vincenti: la capacità di esistere, di plasmare l’esistenza, di far sì che i tuoi discendenti – che siano molecole o stelle o idee – attecchiscano e fioriscano, mentre altre invece periscono senza terreno dove poter crescere.

E mentre l’universo si avvia verso la sua fine, i grandi giocatori si confronteranno. Alla prossima battaglia ci saranno tre regine e tutte e tre avranno armate. E sarà una battaglia combattuta con spade, finché qualcuno non scoprirà il cannone o la piaga o la parola che uccide.

Tutto soccomberà alla spietatezza e alla fine il più spietato rimarrà (GUARDA IN ALTO, AL CIELO) e caccerà nei territori della notte ed estinguerà la prima scintilla di competizione prima ancora che possa comprendere cosa l’ha colpita o dove ha trasgredito.
Questa è la vera forma della vittoria: dominare l’universo in modo così assoluto che niente possa più esistere al di là del tuo consenso. Questa è la regina della fine del tempo, la cui sovranità è eterna perché nessun altro medesimo diritto o rivendicazione può sconfiggerla. E non ce ne sarebbe motivo di questa sfida… poiché non ve ne era per la vittoria dell’atomo, non realmente. È semplicemente la mossa vincente.

Oh, certo… potranno anche esserci altre nazioni, con altre regine e queste forse si potrebbero riunire e stilare una sola legge, una sola alta torre, una sola armata per proteggere i propri confini. Questo è il sogno degli sciocchi, di menti insignificanti: un luogo pacifico racchiuso in una cerchia di spade.
Ma queste spade non riuscirebbero comunque a resistere alla regina della nazione delle armate. E questo è quello che importa, alla fine.”
Toland, Frammento di Spettro, “Oscurità #3”.

Eriana ed Eris rimangono in silenzio. La loro mente cerca di abbracciare ciò che Toland aveva loro rivelato. L’odio profondo di Eriana impedisce di trovare l’eleganza, la superba essenzialità della Logica della Spada. Eris, invece, ha compreso l’enorme potere contro cui stavano andando a collidere. L’antichità senza fine di questa mente ancestrale, il potere che spaziava tra le fondamentali leggi dell’universo. Quello è stato il momento in cui iniziò ad avere dei dubbi.
Il sogno degli sciocchi, pensa Eriana, un mondo paficico racchiuso in una cerchia di spade. L'Ultima Città... è forse l'utopia impossibile che ci sta portando all'estinzione? Forse siamo davvero ciechi e non comprendiamo come funziona l'universo. Il Viaggiatore, la Luce e l'Oscurità. Davvero è tutto così semplice, dicotomico, dualistico? Forse c'è dell'altro. Forse l'Alveare e Toland hanno visto questo "altro" e si sono svegliati.
E noi... noi viviamo ancora nel sogno degli sciocchi.
Tu sai come uccidere Crota? Chiede Eriana, spezzando il silenzio.
Io so come arrivare al suo cospetto. Che lo si possa uccidere poi, è un’altra questione… che ci porta a un’altra domanda: cos’è la morte per un popolo che può essere immortale? Crota, il Principe dell’Alveare, il Figlio di Oryx, il Divoratore della Speranza. Questi sono i suoi nomi. Potrà lui, invece, ricordarsi i nostri?
Eriana lo guarda, i suoi occhi bruciano nella notte.
Oh... si ricorderà per sempre di noi, Infranto. Io te lo giuro.

Eriana, al contrario di Eris, è sicura più che mai di avere la chiave della vittoria in pugno. Con la conoscenza di Toland, avrebbero penetrato i segreti dell’Alveare.

“Trovammo Toland.

Egli ci rivelò che la presenza di Crota nel nostro mondo è una mera ombra. Che il suo vero potere risiede nel mondo degli inferi che si è forgiato dalla sua volontà. Saremmo dovuti passare attraverso una frattura tra le due diverse realtà, navigare la notte avvolgente del mondo mentale di Crota e sradicare i campioni ascendenti che si riuniscono attorno al suo trono.

Toland parla – a volte mi è difficile credere al suo appellativo di “folle” – delle cose terribili che ci attendono. Una canzone segreta… è ciò che lui brama di conoscere e il tema dietro quella canzone, che parla di un guscio stellare di cenere ardente, che grava su ogni cosa – l’assoluta antitesi della vita. Toland ne parla con un’ambizione curiosa, che io non voglio approfondire.

Domani chiederò ad Agah, Mota e Tarlowe se vogliono unirsi a noi. Se falliamo, lascio questa testimonianza per i Guardiani che verranno. Ricordateci.”
Eriana-3, Grimorio, “La fine di Crota”.
  


"Fu Eris e un fireteam improvvisato che, dopo il primo assalto per riprenderci la Luna, hanno sacrificato ogni cosa per mettersi sulle tracce di colui che l'Alveare chiama Crota"
Grimorio, "Crota's Bane - Eris Morn"

“Eravamo coraggiosi. Ma non eravamo pronti.”
Vell Tarlowe, Omar Agah e Sai Mota
Per completare il suo fireteam, Eriana cerca altri tre validi elementi con cui aveva lavorato in passato: i cacciatori, Omar Agah e Sai Mota e il titano dell’Ordine della Guardia Pellegrina Vell Tarlowe.
Nonostante Sai Mota sostenesse fortemente il contrario, era il fireteam più coraggioso e impavido mai messo assieme.
Omar è il sostenitore dello spirito del gruppo, che spesso necessita di essere risollevato. Eriana cerca spesso di distoglierlo da questo suo atteggiamento, paragonandolo a un altro cacciatore che conosceva, un Exo sbruffone, che non faceva altro che aprire la bocca per fare battute. Ma Omar non cede. Trova nello humor nero di Toland la sua giusta controparte e spesso i due si sentono rispondersi a suon di battute una più oscura dell’altra, fino all’esaurimento.

"Toland decifrò la runa… o ce lo fece credere. Gli dissi che o era così o l’Alveare aveva un’ottima ricetta per la birra.”
Omar Agah, estratto da “Hood of the Spawn” armatura

Omar è sempre pronto a sollevare il velo di oscurità che grava come una spada di Damocle sulla testa di tutti loro. Che fossero destinati a perire nessuno lo sa per certo, ma forse qualcosa dentro di loro gli sussurra che ogni attimo della vita va colto. Soprattutto, diceva Omar, prima di partire alla volta dello scontro con un Principe-Dio figliodinonsochi per cui potremmo sembrare delle mosche al confronto.

Sai Mota non ha molto senso dell’umorismo, ma è una cacciatrice straordinaria. Il suo spirito è quello della battaglia e per questo ama festeggiare ogni sconfitta, ogni vittoria, ogni partenza. Come tanti guerrieri instancabili, a momenti il suo umore è adombrato dai dubbi e dalle figure dei nemici uccisi, che la caricano, a centinaia nella notte, urlando. Il suo silenzio è proverbiale, ma il modo in cui lo spezza raramente lo è altrettanto. Lapidaria e decisa, i suoi distici sono ricordati da molti e le sue frasi ripetute da molti cacciatori. Qualcuno dice che anche il leggendario Cayde-6, tra un moto di spirito e una battuta, usava ricordare Sai Mota citandola.

"Io ricorderò la Luce. Ma lei, si ricorderà di me?"
Sai Mota, estratto da “Cloak of the Dusktorn”, armatura

Infine Vell Tarlowe, il possente titano dell’Ordine della Guardia Pellegrina. Stoico, impassibile, vive nell’onore e combatte per la Luce come pochi altri titani ma come tutti loro a testa bassa, senza aspettare. Il suo è l’ordine dei titani più antico, che si era preposto di proteggere i primi pellegrini venuti a radunarsi alla presenza del Viaggiatore. Assieme ai Signori del Ferro, nessun altro poteva vantare di una simile leggenda alle spalle. Per non venirne meno, Vell si unì a loro giovanissimo, appena rinato come titano e contribuì a portare in salvo innumerevoli rifugiati dalle terre esterne dentro le sicure mura della Città, all’ombra del Viaggiatore.
Vell era il proverbiale muro contro cui l’Oscurità si infrangeva.

"Bastava la sola forza del Titano Vell Tarlowe a farci sentire invincibili.”
Eris Morn, estratto da “Mark of the Hidden”, armatura

Ciò che accomuna questo gruppo forse mal assortito di compagni, di guerrieri e anche amici, non è solo il loro straordinario coraggio, la loro tenacia, la loro forza. Essi sono spinti dall'idea che anche i pochi possono spingere l'ago della bilancia verso la giusta direzione e per questo, animati da uno spirito di sacrificio immenso. Forse nessuno di loro in realtà si è fermato a riflettere a lungo su ciò che stavano facendo... perché se l'avessero fatto, avrebbero incontrato la certezza che, a prescindere dal successo o dal fallimento, non sarebbero tornati da quell'impresa.
Sei Guardiani tra i migliori di noi avevano intrapreso il cammino finale della loro esistenza e forse è questo, ancora oggi, che ci fa capire cosa significa essere veramente un Guardiano.

L’eco delle loro risa, la notte prima del leggendario assalto al Tempio di Crota, risuonano in tutta l’Ancora della Luce, il vecchio rifugio di Toland che Eriana ha deciso di usare come base di supporto. Quella notte brindano alla gloria, alla battaglia, alla vendetta, alla vita e alla morte. Sappi che la leggenda si stava forgiando in quel momento stesso. In qualunque modo fosse finita, avrebbero lasciato un solco nella Storia, per sempre.
Nessuno sa a cosa stavano per andare andando incontro… o forse tutti tranne uno.
Toland, nell’oscurità, fissa il cielo pieno di stelle. La mente è colma di storie, sussurri, immagini. Sta per andare laddove tutti hanno avuto paura di andare. Il momento era arrivato per varcare la soglia. Le risa dei compagni poco lontano fanno da sottofondo ai suoi pensieri.
Cosa ne possono sapere, loro? Cosa conoscono degli abissi smeraldini, dei tunnel di urla decerebranti che conducono all’oscurità dal profondo? E cosa ne possono sapere del mondo mentale di Crota, dove la stella morta non ti perde mai di vista.
Non sanno nulla di Oryx, dei suoi sussurri nella striscia delle dimensioni perdute oltre i limiti della mente. Non sanno nulla di quello che hanno pianificato per loro, per tutto l'universo.
Ma lui sì, avrebbe incontrato il suo destino come tutti loro, forse, ma prima avrebbe avuto le sue risposte. Perché ci sono domande che, anche solo sussurrate, aprono porte che diventano sempre più grandi, inghiottendo ogni cosa, tranne chi vuole varcarle. Avrebbe avuto bisogno di un nocchiero, che l'avrebbe condotto oltre i limiti dell'assurda follia di questa guerra che non poteva essere vinta, oltre i limiti del cambiamento di paradigma.
Un sussurro esce dalle sue labbra.
Un nome.
Ir Yût.




“Toland, smettila di registrare. D’accordo, d’accordo. Non importa. Un brindisi, allora! Al fireteam dannatamente migliore di cui abbia mai fatto parte! Forse non saremo I più svegli… forse non saremo I più coraggiosi… ma di sicuro siamo i più stupidi! Alla vittoria!”
Sai Mota, la notte prima che scesero nell’abisso

“Sei di noi scesero nelle viscere dell’abisso…”
Il Tempio di Crota
Il piano era dannatamente semplice. 
Ascolta.
Avrebbero penetrato le difese dell’Alveare vicino l’Ancora della Luce, non visti. Sarebbero discesi al Tempio di Crota e poi oltre, verso l’accesso di cui parlava Toland. C’era un portale, una fenditura nello spazio-tempo, che curvava lo spazio dimensionale fino a condurre al reame ascendente di Crota. Eriana aveva chiesto come potevano accedervi. Toland aveva risposto con sicurezza.
Normalmente è impossibile per chi non ha raggiunto lo stadio di ascendenza poter accedere ai mondi del trono dell’Alveare, disse, ma questo è diverso. La Logica della Spada… vedi, la sua funzione si applica anche qui. Come il padre, anche il figlio accetta ogni sfida, per poter diventare più forte, più potente, più immortale. E così, nella sua arroganza, egli lascia la porta del suo mondo socchiusa, per chiunque voglia attraversarla. Così egli potrà essere sfidato e fronteggiare i suoi nemici e averne ragione lo farà diventare più forte.
Questo sarà anche il suo fato, sigillato dalla sua arroganza, rispose Eriana, piena d’odio.
Toland confessa che avrebbero dovuto combattere, che non ci sarebbe stato modo di entrare non visti nel reame sotterraneo della luna. Eriana preferiva evitarlo, perché quello era un commando di sicari, non una squadra d’assalto.
Se saremo rapidi, dice l’Infranto, il grande occhio di Crota non verrà puntato su di noi.
L’unica cosa rapida che voglio se ci scoprono, dice Omar, è la morte. Ehi, non mi guardate così, soprattutto tu, Vell. Sono un tipo pragmatico, che pensa al futuro.
Abbiamo il vantaggio della sorpresa, risponde Eriana, e lo sfrutteremo.

Raggiungono l’entrata del luogo che Toland pensa preservi l’accesso al regno del trono di Crota. Esso porta il suo nome, perché lì lo venerano e lo osannano. Tramite le preghiere e le offerte, Crota acquisice potere. È davanti al Tempio di Crota che trovano le guardie dell’ingresso agli inferi sotterranei. Cavalieri dell’Alveare, le spade che si sono nutrite della luce dei Guardiani durante il Grande Disastro.

“Le Lame di Crota… esse sono gli araldi del nostro distruttore. Gli annunciatori della tempesta incombente.

Vell: Sono molto più che semplici Cavalieri.
Eriana-3: A me sembrano proprio questo, invece... dei Cavalieri.
Vell: Sarebbe come definire te una scatola di latta.
Eriana-3: Come mi hai chiamata?
Vell: Sto solamente dicendo che chiamarli Cavalieri è riduttivo.
Omar: Cosa sono allora?
Toland: Scultori di mondi.
 Omar: E cioè?
Toland: Quelle spade non sono fatte né di metallo né d’ossa. Esse hanno un oscuro scopo sul filo
 della loro lama. 
Eriana-3: Più oscuro della morte?
Toland: La morte è pace a confronto delle ombre.
Omar: Quelle lame hanno falciato più Guardiani di quanti ne potrò mai contare.
Vell: Centinaia.
Eriana-3: Migliaia. L’Avanguardia avrebbe dovuto saperlo.
Toland: Ho cercato di avvisarli.
Omar: E noi? Siamo pronti, noi?
Vell: Io lo sono.
Omar: Non era esattamente questo che volevo dire…
Eris: Ho un presentimento… la Luce non sarà sufficiente.
Eriana-3: E allora prenderemo le loro spade dalle loro ceneri e li falceremo uno a uno, lama per
lama.
Eris: Tu brandiresti un’arma della notte?
Eriana-3: Per lei – per loro? Sì, macellerei chiunque osasse sbarrarmi la strada con la lama tra le più oscure esistenti.
Eris: Spera che non si giunga mai a questo…
Vell: Eh… squartare i tuoi nemici con i loro stessi strumenti di morte e distruzione. Se solo riuscissimo a essere così fortunati…
Omar: Hai uno strano concetto di fortuna, tu.
Toland: Quando le tue dita si stringeranno attorno all’elsa e le loro ceneri saranno sotto i tuoi stivali,
forse cambierai il tuo pensiero, Cacciatore.”
Grimorio, “Le Lame di Crota”

Il fireteam si avventa contro i Cavalieri, soverchiandoli con la loro forza e determinazione.
Eriana combatte come una furia. A ogni colpo sente la forza di Wei dentro di sé. Vell schiaccia i nemici come un macigno che piomba dai cieli, scagliato da un gigante furioso. Omar e Sai ballano la danza di morte dei cacciatori. Toland fa risuonare nel cratere l’oscuro canto del suo Bad Juju, che succhia via la vita dal nemico e la divora, inquietando più gli alleati che i nemici.
Uno dei loro avversari è nientemeno che un Campione dell’Alveare, Sardon, chiamato il Pugno di Crota, che guidò la carica contro i Guardiani sui Laghi Ardenti e durante il Grande Disastro. Egli si allontana, svanendo quando i suoi discepoli rimangono inceneriti ai piedi degli assalitori.

"Vell: Così questo Sardon è uno dei Principi dello Sciame?
Toland: Possiamo considerarlo così. È il loro signore e padrone. Loro sono i suoi generali.
Vell: Sembra proprio una di quelle battaglie a cui partecipare sarà un grande piacere per me.
Omar: E quale non lo è?
Vell: Eris ed Eriana narrano che le Lame furono le prime ad alzarsi contro i nostri fratelli e sorelle. Se chi ha guidato quelle mani dovesse mai giungere alla mia portata… giuro di porre fine alla sua esistenza. All’esistenza di loro tutti.
Eris: Noi siamo qui per Crota, non dimenticarlo.
Toland: Temo che ogni suo discepolo sia parte di Crota stesso.
Vell: Quindi va compiuto. Sappi che ho fede nella tua Luce, come nella mia.
Eris: Non è una questione di fede.
Eriana-3: È una questione di vendetta.
Vell: Entrambe fanno parte dell’unica cosa che conta – la vittoria. È quello che è necessario fare per porre fine a questo orrore.
Eris: Li affronteremo tutti, insieme. Non abbiamo tempo per combattere battaglie individuali.
Toland: Non ho dubbi che il Pugno accoglierà la nostra sfida, Titano. Quando giungerà il momento, tu guiderai la carica contro di lui. E adesso venite, il Tempio di Crota è dinnanzi a noi. Se riusciremo a violarne l’accesso sono certo che ci aspetterà un’altra battaglia."
Grimorio, “Sardon, il Pugno di Crota”

L’ingresso del tempio è poco distante, visibile e rilucente di luce verde attraverso una lunga gola di roccia lunare.
Questo è l’ingresso del tempio, dice Eriana, ma ai miei occhi appare come l’ingresso dell’inferno.
Oh, è molto di più, la voce spettrale di Toland fa eco a una sua lieve risata, questo è l’inferno di un altro mondo, non il nostro.
Qualunque cosa ci aspetti, inizia Omar, sperò muoia in fretta. E resti morta.
La morte per l’Alveare è un concetto complesso, risponde Toland mentre discendono tra le rocce grigie, sollevando polvere silicea, un concetto molto più ampio della nostra indifferenza in materia. La morte per loro è simile alla decisione che prendi quando decidi di cambiare strada a un incrocio di sentieri. Forse sei ancora te stesso, forse sei cambiato, come se la tua fosse una decisione quantistica ma a livello filosofico. Per l’Alveare, invece, è entrambe.
Quando i Guardiani si trovano all’ombra della porta del tempio, il silenzio innaturale li turba.
Qualcosa non va, dice Eriana, sento che ci stanno aspettando, ma non capisco dove. La bestia che dimora in questo tempio sa che stiamo arrivando.
Io penso che sia meglio rimuovere la nostra presenza da questo canyon, ma Vell Tarlowe non ha il tempo di finire la sua frase.

“Pochi sono riusciti a oltrepassare la gola. Le rocce franarono, l’Alveare ci aveva teso un agguato. Ma fu un destino peggiore quello che attese chi di noi era riuscito a entrare.”
Eris Morn, trascritto dalla missione “The Wakening”

Un rombo dall’alto, come se il cielo inesistente della luna tuonasse iracondo su di loro con tutta la potenza possibile. Le rocce, divelte dalla cima della gola, si scaraventano su di loro e assieme un ruggito disumano si leva come per spingerle più forte.
Il titano agisce in fretta, più veloce di ogni altro perché è questo il compito dei titani, essere le mura contro le quali l’oscurità si infrange.
La cupola violacea della Guardia dell’Alba li circonda con un lampo al suo estendere le braccia. I macigni si schiantano su di essa, disintegrandosi. La terra trema, ma la Luce è inamovibile.
Conosco questo modus operandi, dice Toland. Una voce orribile, l’urlo di uno spettro agghiacciante, fa accapponare la pelle dei Guardiani.
Sì… è una maliarda!, ma Toland sa che non è Ir Yût, anche se…
Verok! E il suo compagno eterno, Alak-Hul! Crota ci manda i suoi campioni, per seppellirci di fronte al suo tempio.
Dalla cima della gola emerge una massa nera gigantesca, con una spada in una mano e un'ascia nell'altra, nere come la notte e colossali. Il suo capo triangolare è forse un elmo, fuso con la chitinosa e coriacea forma del collo. Dietro di lui emerge una figura fluttuante, la fonte delle urla disumane. La maliarda è simile a quella che Eris ha torturato e se dotata di una mente simile, un nemico formidabile.
Andate!, urla la voce tonante di Vell, dovete compiere la missione! Crota deve cadere!
Vell spinge fuori dalla Guardia dell’Alba i suoi compagni.
No, Vell, no!, dice Eriana, ho già perso un’amica, una compagna… non posso permetterlo!
Questo è il mio destino, Eriana. La forza immonda che ci circonda va fermata qui e non deve toccarvi. Io sono un titano, noi siamo il muro che l'Oscurità cerca di scalare invano. Avrete abbastanza tempo per penetrare nel tempio e far perdere le vostre tracce mentre io cercherò di trasformare questo cratere nella loro tomba perenne.
Vell!, urla Eriana, ma il titano ha già deciso.
Qui è dove Vell Tarlowe lascerà la sua ultima impronta nel mondo. E adesso andate!
Sai ed Eris afferrano Eriana e la trascinano via.
Omar li segue, ma prima si ferma un attimo e guarda indietro, verso il suo amico di tutta una vita.
Sei sempre stato il più grande esempio di Guardiano, pensa dentro di sé, e il più grande testardo tra i titani. Mi mancherai.
Gli fa un cenno con il capo e Vell lo ricambia. Poi ognuno si volta verso il suo destino... Omar scompare dentro il tempio, il titano incrocia gli occhi con i suoi nemici. 
Vell emerge dalla luce viola, caricandosi di energia. L’ultimo sforzo, prima della fine. Il suo spettro capisce, sa cosa significa, perché dentro la sua mente fatta di fotoni, il suo Guardiano gli sta ordinando di intraprendere l'ultima via, l'ultima speranza prima della fine. Lo Spettro sentiva la voce di Vell che gli chiedeva di bruciare tutta la sua luce.
Il titano Stringe i pugni, la luce ad arco sprizza formando curve spigolose nell’aria. Alak-Hul e Verok discendono verso quella fonte di energia immane e dietro di essi un mare infinito di Schiavi che, come un’onda nera, fluiscono dentro la gola, riempiendola, urlando come degli ossessi folli.
Alak-Hul si para dinnanzi a lui, e il titano lo apostrofa, con la voce che suona come un tuono in mezzo ai fulmini che si stanno concentrando sui suoi pugni chiusi.
Io sono Vell Tarlowe, Guardiano dell’umanità, Titano della Terra, membro dell’Ordine della Guardia Pellegrina, al servizio del Viaggiatore. Ho giurato di proteggere, servire e combattere. Ho giurato di portare la Luce nell’Oscurità. Guardatemi bene, perché io sono il vostro confine.
L’onda nera si chiude su di lui.

"Io sono la linea. Il Male non andrà oltre."
Vell Tarlowe, “Athwart the Void”, astore

La gola esplode di bianco, mentre i pugni della distruzione aprono la terra.
C’è chi giura di averla vista… la Luce, brillare sulla faccia della Luna quella notte. C’è chi giura di aver visto Vell Tarlowe mentre, nella gloria di una supernova, mentre si spegneva per sempre, per salvare la vita dei suoi compagni. Dei suoi amici.

“La sua Luce si è estinta, ma il ricordo di lui rimane con noi.”
Estratto da “Vell Tarlowe's Vigil”, artefatto.

Sentono l’esplosione, ma non hanno il tempo di fermarsi per guardare. Eriana prova dolore, per un’altra vita perduta, un altro compagno caduto, un’altra luce estinta. E il dolore alimenta ancora di più la fiamma della sua vendetta.
Il fireteam corre attraverso i corridoi illuminati dalla luce smeraldina, fatti come d’ossa, dalle quali pendono catene e uncini, pieni di presagi oscuri, tintinnanti.
Abbiamo oltrepassato la soglia, dice Toland, mentre corrono, varcato un confine che nessun essere oltre agli Alveare ha mai varcato… a parte me. Qui siamo in una terra inesplorata, che solo io conosco tra chi cammina nella Luce. Statemi vicini e non vi perderete. Statemi vicini e non morirete.




“Solo Toland ha intravisto il Reame Ascendente. Egli descrisse orrori oltre la comprensione umana. Alcuni si possono sconfiggere. Altri ti trasformano.”
Eris Morn, trascritto dalla scansione dello Spettro sulla Frattura per il Reame Ascendente.

“… un universo scolpito dal filo della più affilata tra le lame”
L’inizio della fine

Eris: Qualcosa ci sta osservando. Posso percepirlo.
Omar: Odio quando dici così.
Toland: Crota ha molti occhi. Ogni Dio ne ha.
Eris: Dobbiamo proseguire.
Omar: Se conoscono ogni nostra singola mossa, che possibilità abbiamo di farcela?
Toland: La loro antica età porta grande saggezza. Non ho dubbi... l'Alveare ci ha condotti qui con un preciso intento.
Omar: Cosa!?
Toland: Perché noi, vedi, rappresentiamo un ottimo sacrificio per gli iniziati.
Eris: Cosa significa?
Toland: Non percepisci anche tu la Luce che scema? La nostra Luce... la stanno offrendo a Crota. Noi, adesso... venendo qui lo stiamo riportando in vita.
Omar: E' impazzito.
Toland: Forse.
Eris: Perché ci occulti questi segreti, usandoli come armi? Per portarci forse alla dannazione?
Toland: Perché essi SONO armi. E noi li useremo per mostrare all'Alveare che non sono gli unici in grado di recare terrore e paura...
Eris: E come?
Toland: Voi Cacciatori - cacciate. Trovate gli occhi che scrutano oltre le nostre spalle.
Omar: E poi?
Toland: Accecheremo Crota e useremo ciò che resta della vostra luce morente per guidarci nel luogo dove questi mostri stanno cercando di evocare nuovamente il loro maestro.
Grimorio, "Occhi di Crota"

I cacciatori Omar, Sai ed Eris, si allontanano dunque alla volta degli Occhi di Crota. Nelle tenebre, essi trovano un esercito di schiavi e una cava più profonda. Dal buio emerge una massa di occhi luminosi, deformi.
Non capisco… dice Sai, che diavolo…?!
La massa emerge del tutto alla luce verde, rivelandosi un corpo immenso, deforme, privo di connotati definiti. L’orrore fa tremare il suolo con i suoi passi. E’ una creatura disperata, sofferente.
Toland mi ha parlato di questi esseri, dice Eris, li ha chiamati “orchi”.
E lo sono, questo è certo, risponde Omar.
Ripuliamo la zona!
All’ordine di Eris, il fuoco dei Guardiani si abbatte sugli schiavi intorno all’orco, i proiettili li disintegrano.
Un lampo viola, all’improvviso li acceca. Omar e Sai vengono sbalzati via. Eris si ripara dietro una roccia.
Gli occhi dell’orco, quel grumo di pustole deformi, emettevano la luce da vuoto che li aveva colpiti come un maglio.
Sembra sarà un tantino più difficile di come pensava Toland, dice Omar, con quel suo “andate e uccidete”…
Non ha il collo, dice Eris
Non credo se ne sia mai accorto, risponde Omar, ha ben altri problemi.
Significa che non può orientare quel raggio da vuoto con gran velocità, Eris ribatte, e che dobbiamo circondarlo.
Mentre il raggio viola squarcia l’oscurità, un urlo agghiacciante riempie l’aria. Eris capisce subito, perché ha già sentito quelle urla… durante l’interrogazione con Eriana.
Una maliarda!
Sembra provenga da dove abbiamo lasciato Toland ed Eriana, suggerisce Sai Mota, il cui udito era impareggiabile.
Dobbiamo aiutarli! Omar, qui ci pensiamo noi, tu torna dagli altri. Quelle creature sono estremamente potenti.
Peggio di questa roba?, dice Omar, indicando l’orco.
Eris fa cenno di sì.
Omar si alza, lancia una granata a sciame per distrarre l’orco e corre verso i compagni, svanendo nell’oscurità.
Eris e Sai approfittano per attaccare, affiancando e poi incastrando in una morsa la bestia immonda. L’orco non riesce a colpirle entrambe, proprio come Eris aveva previsto. Mantenendo la distanza, riescono a indebolirlo al punto che il mostro cade in ginocchio; gli occhi lanciano un fascio di luce da vuoto sulla colonna sbagliata e la volta inizia a crollare.
Via, via!
Il soffitto frana ovunque, sollevando una nuvola di polvere nera interrotta solo dai fasci di luce verde che penetrano dal soffitto divelto.

Le urla riempiono l’aria attorno a Toland ed Eriana.
Il nostro tempo qui è quasi finito, annuncia lo stregone, scegliamo bene come impiegarlo.
Eriana stringe i pugni.
Proseguiamo. Gli altri ci raggiungeranno.
Ma Omar emerge dall’oscurità.
Vi sono mancato? No?
Eriana guarda alle sue spalle, ma non vede gli altri.
Siete riusciti ad accecare gli occhi di Crota?, dice.
Non proprio… ma gli abbiamo fatto passare la voglia di spiarci, questo è sicuro.
Dalle tenebre emerse una nuvola di polvere grigia.
Ecco cosa intendevo, conclude Omar.
La polvere si aprì e Sai con Eris avanzarono oltre essa con le armi spianate.
Eris, inizia Eriana, difficile accettare che tu possa non avercela fatta.
La cacciatrice abbassò il ricognizione.
Le forze di Crota sono tenaci, ma oggi hanno incontrato chi è più tenace di loro, dice infine Eris.
Ancora una volta il suono di un lamento straziante riecheggia per le viscere del Tempio di Crota, ancora più forti, ancora più agghiaccianti.

Eris: Quelle urla…
Omar: E io che mi stavo già abituando…
Toland: È  stato tramandato che con ognuna di quelle urla una nuova progenie viene alla luce, nel nome del dio a cui è dedicata la sua vita.
Sai: Crota.
Toland: Temo di sì. La chiamano Omnigul, la madre della progenie.
Sai: Come fai a… no, preferisco non saperlo.
Toland: Ordini, i quali echi attraverso le tenebre, le fetide caverne – portati dale pietre stridenti, da artigli che schioccano, da schiavi frenetici e dalle spade contro le ossa.
Omar: E  adesso… chi lo ferma più?
Eriana-3: Li odo anche quando non potrei. Schiaccerò la gola di questa Omnigul e le strapperò le corde vocali.
Toland: Se solo tu ci riuscissi… il nostro lavoro qui sarebbe complete. Senza una Volontà, le armate di Crota non potrebbero sollevvarsi e ambire all’ascendenza. Non ci sarebbe alcun Crota da temere, almeno non ora e non qui.
Eris: Quindi, seguiremo le urla.
Grimorio, “Omnigul, la Volontà di Crota”

Omnigul li aspettava assieme a colei che Toland ha chiamato “il Cuore di Crota”.
Sono due maliarde potenti, pensa Toland, ma non sono Ir Yût. Devono morire.
Omnigul è possente, una maliarda diversa dalle altre, adorna dei paramenti più sacri a Crota. Il suo potere è grande come pochi altri nell’Alveare incontrati sinora. Le sue urla agghiaccianti richiamano da una dimensione sconosciuta orde di Schiavi e di Cavalieri. Non visto ancora, il fireteam si trova per la prima volta davanti all’evidenza che la sua missione forse non verrà mai completata.
Capisco la tua urgenza nel distruggere Omnigul, dice Omar, ma siamo qui per Crota, giusto?
Siamo qui per lui, dice Eriana.
Qualcuno deve trovarlo, allora. Omar guarda Sai.
Noi siamo veloci e siamo difficili da colpire, dice, possiamo tenerli a bada in questo spazio ristretto mentre voi proseguite.
No!, Eriana punta il dito al cacciatore, non permetterò che un altro di noi ci lasci, come Vell. Non accetterò più il sacrificio di nessuno!
Questa intera impresa è un sacrificio, dice Toland, un sacrificio che stiamo compiendo perché altri sacrifici non siano necessari.
Il silenzio cade nel gruppo.
Così è vero, dice Omar, nessuno di noi tornerà indietro.
Forse siamo stati sciocchi, interviene Sai, ma sapevamo. Sapevamo da sempre.
Eriana cala il capo e dà l’assenso.
Lei ed Eris si allineano a Toland, che gli indica la strada.
Omar e Sai balzano oltre la roccia che li aveva nascosti finora. Le loro super abilità brillano nella notte verdastra delle viscere del Tempio di Crota.
Scommetto che ne tirerò giù più io!, grida Omar.
Ti piacerebbe!, risponde Sai, mentre le sue lame elettriche iniziano a volteggiare sulle sue mani.
La Pistola d’Oro di Omar inizia a cantare.
Bang!
Bang!
Ogni colpo esplode in una sfera di fiamme, seminando distruzione tra gli Schiavi; ogni colpo sfonda un cranio di Cavaliere, incenerendolo dall’interno e sprigionando fiamme dal suo esoscheletro, che rapidamente attecchiscono intorno.
Le lame danzanti di Sai squarciano l’ombra con i loro lampi azzurri. A ogni colpo, gli Schiavi si disgregano nell’aria, lasciando solo un’immagine fantasma fatta di energia bianca, che svanisce fluttuando nell’aria. Le lame dei Cavalieri non possono nulla contro la forza dirompente dei suoi pugnali eterei, che le spezzano e trafiggono i loro possessori, folgorandoli fino a incenerirli.
L’ultimo colpo di Omar è riservato per Omnigul, così come l’ultima danza delle lame di Sai per il Cuore di Crota.
Omar punta e spara.
Sai volteggia nell’aria e si lancia con i pugnali in avanti.
Le due maliarde sono veloci, si muovono come anguille nell’aria e prima che i colpi di fiamma ed elettricità possano raggiungerle, si sono entrambe spostate.
Maledette! Grida Sai, atterrando più in là.
Questo ci riporta ai vecchi sistemi, risponde Omar, tirando fuori il cannone portatile.
I due cacciatori sono veloci, roteano, schivano e saltano sopra il nemico, mentre i loro cannoni fanno fuoco con precisione e furia. A ogni colpo, una testa esplode. Per ogni nemico caduto, Omnigul ne richiama altri due dalla dimensione ascendente.
Presto i colpi dei cannoni si esauriscono. I due cacciatori estraggono i fucili a pompa.
Ricordami perché lo stiamo facendo un’altra volta, chiede Omar.
Perché siamo stupidi, risponde Sai.
Ah, ok. Allora ricordavo bene.

Eriana, Eris e Toland sono fermi nelle tenebre. Il tunnel si divide in più parti, tre esattamente.
In lontananza, l’eco dello scontro remoto si spegne.
Omari e Sai hanno combattuto la loro ultima battaglia, dice Toland.
Non abbiamo molto tempo, dice Eriana, dobbiamo decidere. Qui ci divideremo.
Non è saggio sfoltire ancora di più le nostre fila, dice Eris, se restiamo isolati saremo più facili prede. Crota è potente, hai visto cosa ha fatto a migliaia di Guardiani?
La nostra è una missione di assassinio. Crota può anche sapere che siamo qui, ma non sa esattamente da dove piomberemo. Anche uno solo di noi può farcela.
Mi permetto di dissentire, Eriana, disse Toland, non è la sorpresa che ci permetterà di colpire Crota. Come ho detto, egli per ora è debole ed esposto. Una forza più grande di lui l’ha richiamato nel reame ascendente, dove pensa di essere al sicuro. Ed è lì che lo colpiremo.
Cosa sarebbe questa “forza più grande di lui”?, chiede Eris.
Oh… ci sono più cose in cielo e in terra, cara Eris, di quante tu possa immaginarne.
Ancora segreti, gli risponde.
Basta perdere tempo, Eriana erutta, abbiamo perso altre due valorose vite. Il loro sacrificio non sarà vano! Adesso io scorgo della luce in fondo al tunnel più a destra. Vado in avanscoperta per vedere se porta da qualche parte. Voi rimanente qui.
Eriana, innervosita, si inoltra nel tunnel.
La tua amica è consumata dall’odio e dalla vendetta, dice Toland.
Lo saresti anche tu se avessi visto ciò che lei ha visto.
Ma io ho visto, Eris… ho visto.
Questo nemico che stiamo affrontando… è potente, aggressivo e instancabile. Io ho accettato di morire oggi, ma in qualche modo, sembra che sia già accaduto.
Tu non morirai oggi.
Cosa?
Una volta ho avuto un’amabile discussione con un amico di grande saggezza – no, non è l’Oratore. la sua ignoranza è abissale come il luogo dove ci troviamo adesso. Questo saggio amico, caduto in disgrazia come me, è stato punito per le sue idee fuori dagli schemi. Ma è così che si vince, con il pensiero collaterale, accomunandosi con il nemico. Se non sai cosa pensa il tuo avversario, non riuscirai mai a prevedere le sue mosse. E per sapere ciò, devi comprenderlo.
Egli mi ha rivelato cose che devono ancora accadere. Per questo siamo qui.
Cosa vuoi dire?, risponde Eris.
Che ci saranno momenti terribili, Eris. Affronterai l’inferno e molte cose non saranno più le stesse. Quando verrà il momento, ricorda queste parole, perché serviranno per trascinare nell’abisso il Divoratore della Speranza.
Non capisco… sfidi la mia pazienza con i tuoi enigmi, Infranto!

“Eris, Eris… che nome, un nome per la Discordia, un nome per orbite oscure e fredde dove alcuna vita dovrebbe osar andare.
Mi piace questo nome.

Ti darò un dono. Lascia che ti racconti del potere che guida la Logica della Spada.
Uno Shredder o un Boomer sono armi possenti, ma uccidono non-ciclicamente. Capisci? Lanciano dolore, provocano danno, ma non prendono niente in cambio. I fasci d’energia muoiono in un nulla. Una spada, invece… una spada è come un ponte, un veicolo per il passaggio. La spada vincola per sempre chi la brandisce a chi ne è vittima. Essa vincola la vita alla morte. E quando il vincolo è stretto – la spada ricorda. Quando il fuoco di un Boomer si è estinto in assioni e neutrini che si disperdono, la spade continua ad accrescere la sua fame e diventa più tagliente.

Comprendi che questa logica d’incubo rappresenta le fondamenta del Suo mondo di incubo e comprenderai anche il perché del potere sconfinato che le lame ascendenti hanno in questo luogo. Quando accadrà di aver bisogno di un grande potere, ricorda che la più potente autorità in materia qui è una lama resa affilata da eoni di utilizzo.

Questo è il mondo a cui aspirano gli Alveare: un universo scolpito dal filo della più affilata delle lame.”
Grimorio, “Spada ascendente”

Eris non crede di aver compreso in fondo l’ultimo degli enigma di Toland. Ma l’Infranto gli passa qualcosa.
Prendi, dice, questo è il mio diario. Dentro c’è la cosa che più di ogni altra è stata temuta di me: la conoscenza.
Eris stringe il diario e lo osserva.
E attraverso la conoscenza, dice lei, la salvezza?
Forse, cara Eris. Forse.
Il rumore dei passi strascicati distrae Eris. Dal fondo del tunnel stava emergendo qualcosa. Ma non era il tunnel dove Eriana era scomparsa. Eris punta il fucile automatico al pozzo nero davanti a lei. Se doveva morire, avrebbe portato con sé più nemici possibile.
Sai!, dice invece, riconoscendo la cacciatrice nell’ombra.
Che è successo?
Hanno preso Omar. Oh… ma li abbiamo fatti soffrire, Eris. Li abbiamo fatti soffrire.
Sai Mota si sedette accanto a lei. Si reggeva il fianco, coperto di sangue.
Dove è il tuo Spettro, Sai?, chiede Eris.
Non ha abbastanza Luce per il transmat. Omnigul… Crota non è l’unico che può divorare la luce. Se la sua Luce si estinguerà, Eris, morirò la mia ultima morte.
Ti porteremo fuori, non sarà la nostra fine.
Lo sarà, dice la voce di Eriana, emerse dal tunnel dietro di loro, ma sarà anche la fine di Crota.
E così, siamo rimaste noi tre…, dice Sai.
Tre?, Eriana si volta.
Toland era scomparso.



“Ma… se fosse che… se fosse… ssshh! Ascolta, se fosse che la morte potesse essere reificata, descritta nella sua totalità, resa autonoma e universal, separate da ogni contest e condizione? Cosa accadrebbe se lei potesse invocare la fine di ogni cosa?”
Come, allora, può ella conoscere il Canto ed eseguirlo senza morire ella stessa?”
Toland l’Infranto, Grimorio, “Ir Yût”

“… È bellissimo… è terribile!”
La fine dell’Infranto
Dobbiamo trovare Toland, dice Eris, altrimenti saremo ciechi in questo luogo.
Sono d’accordo, dice Eriana, qualche idea di dove sia andato?
No. Ma penso che questa sia l’unica direzione che possa aver preso, indica il tunnel a cui avevano dato tutti le spalle per dare attenzione all’arrivo di Sai.
D’accordo. Eris, tu prosegui per quel tunnel. Io e Sai andremo per quest’altro. Il tunnel che ho esplorato io conduce in un abisso di luce verde, senza fondo probabilmente.
Eris porse la mano alla sua compagna di avventure. L’indomita strega posseduta dal fuoco della vendetta, Eriana-3, una di quelle poche persone al mondo che poteva chiamare amica.
Forse non ci rivedremo più, dice, perché in questo luogo infernale ogni volta che le nostre strade si dividono può essere per l’ultima volta.
Eriana allunga la mano e stringe la sua.
Sei una valorosa combattente e una compagna di imprese unica. Mi hai seguito ovunque e mi hai sostenuto quando persino l’Avanguardia ci ha voltato le spalle. Wei sarebbe contenta di quello che hai fatto. E io lo sono. Spero che le nostre strade non si dividano per sempre qui.
Anche io.
Rimani in contatto radio. Ricorda, se mai dovessi uscire viva da qui, va da Ikora. Lei capirà. E ora va. Che la Luce guidi i nostri passi.

Eris si inoltra nel tunnel. Poco a poco, seguendo quella che appariva essere una tenue luce verdastra, si rende conto che un suono basso ma costante accompagna il suo cammino. Diviene sempre più forte, sempre più forte. Il fucile automatico spianato davanti a sé, la cacciatrice prosegue con grazia e silenzio, come un degno membro dei Celati.
Giunse all’origine di quel suono macabro. I suoi occhi si spalancano davanti a quello spettacolo. Rimane in silenzio, così profondo che forse ha persino dimenticato di respirare.
Dopo qualche attimo che le era sembrato un’eternità, Eris supera quell’area e prosegue oltre, infilandosi un tunnel vicino, non vista.
Quando si trova abbastanza lontana da non udire più quel suono, si appoggia al muro e richiama il suo Spettro.

“Avvia la registrazione.

Il Cuore di Crota.
È il suo sangue che nutre la loro furia.

Pensavo che Omar fosse morto fino a quando non l’ho udito gridare. L’ho seguito fino alla notte più oscura delle caverne inferiori. Quello che ho visto – sono stata testimone di tutto ciò di cui abbiamo terrore – era la crudeltà dell’Alveare, in tutta la sua efferatezza.

In mezzo a un oceano di bozzoli e circondato da orde appena nate dalle larve, il Cuore manteneva il corpo spezzato di Omar in una morsa di dolore. Lei… lei stava scuoiando via la Luce dal suo corpo. Come? Non me lo so spiegare… e non ci ho nemmeno provato. Sottili fili di luminescenza, strappati via come carne dal suo corpo.

A ogni striscia, le urla di Omar fendevano le tenebre ed erano accompagnate dallo squittire in coro dei bozzoli. Non so dirti se stavano nutrendosi della sua luce o del suo dolore, oppure di entrambi – in qualche modo, di entrambi.

Il Cuore, anche se io non penso che lei ne abbia uno, sembrava condurre un’orchestra infernale, nutrendo i figli di Crota, che l’eco della luce di Agah.

L’Alveare deve essere spazzato via per tutto quello che hanno fatto, un giorno, per mia mano o per quella di qualcun altro, il Cuore incontrerà una fine degna del dolore che ha arrecato.”
Grimorio, “Il Cuore di Crota”

Fa un cenno e il suo Spettro scompare. Dopo un attimo, riprende a strisciare verso, sperava, la direzione dell’Infranto.

Toland ci ha parlato degli Occhi, del Cuore e della Mano di Crota. Ne manca una, disse Eriana, e qualcosa mi dice che la incontreremo presto.
Sai Mota si trascina assieme a lei, soffrendo in silenzio. Sa che Eriana l’ha voluta al suo fianco per via della ferita. La sua Luce non era abbastanza per rimarginarla. Non poteva rallentare Eris, il cui scopo era recuperare Toland il prima possibile. Ma non avrebbe deluso la sua compagna. Avrebbe lottato fino all’ultimo, fino all’ultimo.
Dopo aver strisciato per quella che era sembrata un’eternità, le due Guardiane emersero in uno spazio aperto.
Laggiù, in un cono di luce proveniente da altezze smisurate, c’era un’enorme figura inginocchiata su una sola gamba, che dava loro le spalle.
Eriana riconosce l’essere dalla descrizione che Toland le aveva fatto.
La Mano di Crota, sussurra a Sai, ci condurrà dal suo padrone.
E come?
Con la paura.
Eriana fa un cenno a Sai, che pianta bene i piedi per terra, comprendendo cosa la sua compagna voleva fare.
Abominio!, urla Eriana, sollevati e affrontaci!
L’enorme testa fossile tricornuta del Cavaliere si muove, sollevandosi dapprima e poi girandosi verso di loro. Gli occhi verdi fumano.
L’enorme massa si solleva, raccogliendo la spada da quella che era una posa di meditazione. Forse stava parlando con il suo padrone o forse…
La spada verde, fumante, si punta contro di loro.
Da innumerevoli fenditure sul muro emergono le braccia chitinose degli Schiavi, delle dozzine di schiavi al suo servizio.
Ora!
Sai brucia la sua Luce le sue lame guizzanti illuminano di azzurro la caverna. I fulmini, i suoi movimenti più veloci dell’occhio… gli Schiavi vengono tranciati dalle lame elettriche e danzanti, fino a che, in preda al terrore, smettono di uscire dalle pareti.
Eriana lancia due granate solari alle fenditure, fondendone la roccia e sigillandole per sempre. Poi apre il fuoco sulla Mano, con tutta la sua artiglieria.
Il Cavaliere fa un gesto e genera un muro d’ombra fumosa e fluttuante, che assorbe in un limbo dimensionale ogni singolo proiettile della strega.
Maledetto!
Eriana si avventa su di lui ma quando il muro infine si dissolve, la Mano non c’è più. Solo una grande apertura nera si staglia davanti a loro.
Andiamo, la nostra trappola ha funzionato. Sarà il suo stesso servo fedele a portarci al cospetto del nostro obiettivo, dice Eriana.
Dentro di sé, spera soltanto che Eris trovi Toland, altrimenti raggiungere il mondo ascendente di Crota sarebbe stato un problema.
Questa potrebbe essere stata la mia ultima Luce, le dice Sai, con un tono che non le piace.
Eriana sospira.
Lo so, le risponde, ma forse anche la mia.
Cosa vuoi dire?
Non senti lo spesso velo di tenebra gravare su di noi? L’Oscurità è forte in questo luogo. La Luce del Viaggiatore non riesce a raggiungerci come dovrebbe.
Pensi che…
Questo posto sta drenando via la nostra luce.

Sai: Puoi rintracciare gli altri?
Eriana-3: No. C’è troppa interferenza. Il velo è troppo spesso. Spettro?
Spettro: <chhk> Sì. <chhk>
Eriana-3: Siamo in pessima forma, eh?
Spettro: <chhk> Potrei star meglio. <chhk>
Eriana-3: Quanta carica?
Ghost: Nessuna. Qualcosa sta risucchiando la mia Luce. <chhk> Divento più debole ogni secondo che passa. <chhk>
Eriana-3: E lo Spettro di Sai? Anche lui?
Ghost: Rilevo una carica molto debole <chhk> ma sta svanendo. Il suo involucro è danneggiato in modo irreparabile. <chhk> Nessuna ricezione. Nessun transmat. <chhk> E anche se ci fosse stato segnale…
Eriana-3: Usa tutta l’energia che hai e invia questa trasmissione agli altri.
Ghost: Non la riceveranno <chhk>
Eriana-3: Non è questo il punto.
Eriana-3: Qui è Eriana-3 dell’Ordine del Fuoco Prassico, Marchiata dal Sigillo del Cormorano, assieme alla cacciatrice Sai Mota. La nostra Luce è quasi esaurita. Ci lasciamo dietro una scia di ceneri di Alveare sconosciuti.
Sconosciuto: [urlo inintellegibile]
Sai: Omnigul…
Eriana-3: Seguendo ciò che Toland ci ha descritto, siamo sulle trace della temuta Mano di Crota.
Sai: La Mano sis ta ritirando verso l’origine delle urla, dentro i tunnel.
Eriana-3: Che sia maledetto. Sei pronta?
Sai: I miei pugnali bramano l’ultima danza.
Eriana-3: Sei di poche parole, Mota, ma quando parli dici sempre la cosa giusta.
Grimorio, "Mano di Crota"

Toland finalmente è dove ha sempre voluto essere. Quello era il momento per cui aveva lottato fino ad ora, il motivo per la sua discesa negli inferi dell’Alveare.
Sappi che nessuno ha mai veramente capito le intenzioni dell’Infranto, non fino in fondo. La storia ufficiale, vergata da chi lo ha esiliato, ci impone di credere nella sua follia egoista. Ci dicono che l’Infranto abbia varcato la soglia del Tempio non per il nobile scopo di porre fine alla minaccia del figlio di Oryx, ma per trovare il modo di entrare in comunione con i poteri arcani dell’Alveare. Tuttavia, noi sappiamo che, seppure è ciò che è successo, le motivazioni dell’Infranto non sono così chiare come ci vogliono far credere. Chi può sapere perché Toland ha voluto raggiungere il punto di non ritorno? Sono stati i suoi sussurri nelle tenebre a guidarci da Oryx. E’ stato il suo diario a salvare Eris. Se non fosse stato per lui e la sua conoscenza proibita, nessuno forse sarebbe qui a raccontarti questa storia, ma dentro celle sarcofago della Dreadnaught, a covare dentro dei vermi per il divertimento del Re dei Corrotti.
Ma chi può sapere queste cose?
Toland aveva raggiunto la camera di Ir Yût poco prima e adesso la guardava, mentre lei guardava lui. La potente maliarda, il cui potere oscurava persino quello di Omnigul ed era secondo solo alle sorelle innominabili di Crota, non aveva mai visto un essere come Toland, dal quale percepiva un forte desiderio, onesto e non facilmente ignorabile.
Gli occhi di luce arcana della maliarda penetrano il visore di Toland. L’Infranto rimuove l’elmo, iniziando a respirare quella fetida essenza mortale che era l’atmosfera delle viscere della Luna. Ma a lui non importa. Deve mostrare il suo vero viso alla sua interlocutrice, come lei sta mostrando il suo a lui.
Ir Yût fluttua vicino Toland, la sua presenza è un velo d’oscurità. Le mani ricurve in artigli gli prendono il volto.
Mi senti? Tu sei Ir Yût… tua è la Canzone della Morte. Ho attraversato lo spazio per venire qui da te, al tuo cospetto. Ho rischiato la mia vita e condannato altre vite per udirti. Non importa se sarà l’ultima cosa che farò… io sono qui, ora, davanti a te.
Canta per me.
Gli occhi della maliarda brillano in modo inquieto. Ma è forse un modo di sorridergli, quello?

In lontananza, Eris riconosce la sagoma dell’Infranto, che ormai aveva imparato a seguire ovunque in quell’inferno sotterraneo. Non era solo. Una maliarda, diversa da ogni altra vista finora, gli reggeva il viso, fluttuando tra fumi neri. Convinta che Toland fosse in suo potere, Eris punta il fucile automatico e corre verso di lui.
Troppo tardi.
Dentro la sua testa sente una voce… una voce terribile… è troppo lontana per udire ciò che dice… deve essere lei!
La voce è un invito… un invito a raggiungere il piano ascendente, il mondo del trono, dove l’anima viene annichilita, la Luce divorata, la morte rimandata per sempre.
No… no!
L’arma di Eris cade, scivolando sul ponte d’ossa dove si trovava in equilibrio e poi giù, nell’abisso. Arretra, corre verso l’altra sponda del vuoto, lontano da quella voce terribile.
No… no!
L’urlo le squarcia il cervello, Eris cade come se fosse stata colpita da un maglio, travolta da un potere immenso. La testa urta le dure pietre lunari del suolo. L’ultima cosa che vede è Toland, che si riempie di luce verde. Il suo corpo urla e lui con esso.
Lo vedo!, dice la voce di Toland, mentre rimbomba ovunque, il mondo del trono! Il reame ascendente! Ecco la Stella morta di Crota! È bellissimo… è terribile!
Le urla raggiungono l’apice.
L’ultima cosa che vede è il corpo di Toland che si sbriciola, sfaldandosi come carta carbonizzata e lasciando solo un’immagine fantasma verdastra, la cui luce si estingue lentamente.
È la voce di Eriana alla radio che la risveglia. Non sa bene quanto tempo è passato, ma adesso è sola in quel luogo.
Eriana, Eriana…, risponde al messaggio che il fireteam leader le aveva mandato con la sua ultima luce, non so se puoi sentirmi. Toland è finito, non esiste più. O almeno non sul nostro piano dimensionale. Penso che il suo scopo fosse questo fin dall’inizio.
Ci ha traditi… ci ha usati., dice Eriana, rispondendo attraverso distorsioni e interferenze, ma adesso non importa più. Eris… tutto è finito. Sai è morta. Io lo sarò a breve.
Mettiti in salvo… ti prego… fallo per… [interferenze]… ricorda... [interferenze]… mi dispiace.
Eriana… Eriana!
La voce di Eris risuona nelle sale vuote.
Eris inizia a sentire la sua Luce morente.
Spettro, che succede?
La mia Luce… è sempre più… io credo che…
Cosa?
Sto morendo, Eris. Sto morendo.




“Ikora: Tu ci ha salvati tutti. Il tuo sacrificio—
Eris: Sono ancora qui. Il mio sacrificio è—
Ikora: … servito.”
Frammento di Spettro, “Alveare #3”

“… solo una è tornata.”
Eris Morn
Eriana si trascina su quella montagna di cadaveri, ossa e gusci chitinosi, sulla quale era precipitata e dove aveva combattuto fino all’ultimo.
Con la mano destra tiene il braccio sinistro, parzialmente divelto, i circuiti strappati. La gamba sinistra era quasi immobile, i meccanismi incastrati con i frammenti degli Schiavi che aveva incenerito. Le armi scariche, abbandonate già da qualche tempo.
Il suo Spettro ormai morente, non è più in grado di riportarla indietro.
Se fosse riuscita a tornare indietro… almeno avrebbe potuto tirarsi fuori da lì. Wei, ne è sicura, vorrebbe che lei vivesse.
Lo so, pensa, lo so.
Wei… il suo animo si riempie di calore al pensiero dell’amata compagna. Quanto avrebbe dato per un suo abbraccio, per il contatto, la sua voce squillante, la sua risata coinvolgente. Adorava tutto ciò che di lei era esagerato, perché Wei era capace di provare rabbia con ogni fibra del suo corpo, ma anche di amare con la stessa intensità. Eriana si rende conto di una cosa in quel momento… che era rimasto solo un guscio di lei. Era morta veramente il giorno in cui Wei se ne era andata, in cui Crota gliela aveva portata via.
Che cosa importa ormai…, pensa, cosa importa che fine questo guscio vuoto dovrà fare?
Si guarda attorno. Non sarebbe riuscita a risalire da quell’abisso dove era sprofondata, perché, lo sapeva, adesso era nel Reame Ascendente. Precipitando, aveva attraversato uno di quei portali di cui Toland parlava. La caduta era durata una vita intera e le urla degli esseri che l’attendevano l’avevano accompagnata. Perché Crota permetteva a chiunque di passare nel suo regno? Sa che Toland le aveva detto che non era facile arrivare nei Reami Ascendenti dei signori dell’Alveare. Eppure… qualcosa le dice che questa è una risposta che poteva sapere. Quella cosa di cui parlava sempre Toland… la Logica della Spada. Crota non si sta rifugiando nel suo mondo del trono… sta aspettando. La porta è sempre aperta perché vuole essere trovato. È così che si vive, secondo le regole dalla spada, attendendo il prossimo sfidante.
Eccomi alla fine del viaggio, pensa. Quel luogo è immenso e non è più sulla Luna, questo è sicuro. Sa che stanno arrivando.
Si inginocchia.
Le urla degli Schiavi sono sempre più vicine.
Può vedere i loro occhi… migliaia di occhi verdi, come stelle in un cielo ostile.
Arrivano.

“Per Wei. Mi dispiace.

La Luce del mio Spettro è così flebile, non c’è alcuna ragione che mi segua attraverso questa nebbia – ogni speranza di riportarmi indietro è morta nell’Abisso – spero solamente che abbia abbastanza forza per portare quest’ultima scintilla dove tu sei caduta, per danzare ancora una volta assieme a ciò che è rimasto della tua luce, in questa maledetta, infranta terra.

Ancora una volta, mi confesso. Sono Eriana-3, dell’Ordine del Fuoco Prassico, e so che la mia fiamma si estinguerà quaggiù.
Accecherò e incenerirò via migliaia di Alveare mentre brucerò, andandomene, ma so che non servirà a porre fine alla sua vita – lui che ti ha portata via da me e che ha fatto cadere migliaia di altri, con quella lama immonda.

Adesso prego, come temevo, per il tuo perdono. Non sono riuscita a vendicarti ma mi unirò a te nel fuoco che ha bruciato su questa luna.

Sono stata una folle a guidare gli altri qui. Sono stata accecata dalla perdita di così tante cose… dalla tua luce estinta. Ho rimesso la mia fiducia e la Luce degli altri nelle mani di un pazzo e sono stata testimone della loro caduta nelle tenebre e della loro fine. Il canto di Toland non era null’altro che urla e adesso andremo a cantare con loro. Non torneremo.

La mia unica speranza è che il mio atto sconsiderato serva da monito. Così che nessun altro Guardiano vada a fronteggiare questo mostro e coloro che lo servono – e le cose ancora più mostruose che andrò a servire nel reame maledetto in cui sto discendendo, per morire. Che questa piccola parvenza di luce si riunisca con la tua e con quella di Sai, Vell e del povero Omar. Che le nostre luci scomparse possano unirsi e bruciare come una torcia luminosa, che avvisi di lasciarci questa luna, morta e infranta, come premio a Crota.

Lasciate che i Titani sulle loro mura e torri guardino nelle notti a questo luminoso ricordo nel cielo, sulla Luce che ne è morta al di sotto della superficie. Lasciate che i raggi lunari cadano sugli occhi dei Cacciatori attraverso le terre selvagge, e che guidino lontani gli Stregoni in cerca di cammini occultati.
Quando caleranno le notti, che guardino al cielo e vedano, ricordando in nostro lutto.
Quando caleranno le notti, lasciate che ti ricordino. E che la luce del giorno li liberi dalla maledizione di queste memorie.
Frammento di Spettro: “The Hellmouth #2”

Eriana attiva Radianza.
I suoi deboli resti mortali diventano una supernova accecante, la fiamma più potente che abbia mai illuminato quelle tenebre immonde. Le sue ali di fuoco bruciano da un lato all’altro di quella dimensione indegna. Si dice che nessuna Radianza sia mai stata così potente e fragorosa come quella di Eriana-3, quando ha bruciato la sua ultima Luce – nemmeno quella di Osiride.
Il fuoco invade ogni cosa come una marea impazzita, le pozze di acqua putrida evaporano, le ossa degli Schiavi si inceneriscono. Mille soli si accendono dalle mani di Eriana e vengono lanciati nel buio, portando la Luce in quell’abisso miserabile. E così, finché ne avrà, lei rimarrà lì, proprio come avrebbe fatto Wei, a combattere fino a che non brucerà assieme alla sua scintilla e le sue ceneri diventeranno parte del buio, l’eco della sua gloria, l’ombra dei suoi peccati.
Vi farò vedere, dice, diventando luminosa come l’esplosione dell’alba, come combattono e muoiono gli Stregoni!

Eris si era trascinata fino a dove Toland era stato divorato dalla Canzone, una volta svegliata. Non c’è più nulla in quella camera oscura. Solo una luce flebile, verde, illumina l’antro. Eris la prende tra le mani, una sfera smeraldina, con un frammento che gira al suo interno. Qualcosa le dice che è stato il suo vecchio amico a lasciarle quel ricordo. Nulla avviene per caso in quel mondo alla rovescia. Stringendo la sfera luminosa e il diario di Toland, Eris si immerge nell’oscurità.
Ha avvertito la Radianza di Eriana. Adesso è sola. Le porte del Tempio sono chiuse. I sigilli dell’Alveare siglavano la sua vita in quel luogo.
Discende, perché ora sa cosa deve fare… nascondersi.

"Crederanno che tu sia una di loro. Questo è l’unico modo.”
Toland, l’Infranto, estratto da “Emerald Light”, armatura.

Legge di come dovrà fabbricarsi un Patto che emetta luce oscura, per mascherare la sua traccia vivente. Legge di cosa dovrà fare al proprio corpo, violandolo, per cancellare l’ultimo residuo di luce che rimarrà una volta che il suo Spettro morirà.
Perché morirà, è una questione di tempo.
Discende ancora e ancora, fino ad arrivare alla sala più grande che ha visto fino ad allora.
PIU’ VICINO.
Una voce immensa, un sussurro in realtà, squarcia la sua mente.
PIU’ VICINO.
Eris vede i portali, vibrare di luce verde, come un mare smeraldino in agitazione.
Il Reame Ascendente, pensa, no…
Si allontana ma è troppo tardi.
Vede l’immagine distorta, emergere come uno spettro, luminosa e brillante eppure oscura.
IO NON POSSO MORIRE.
Alza la spada in cielo, trionfante, attorno a lui mille fantasmi verdi, i suoi sudditi, si raccolgono come un anello di anime esaltate.
Il principe e la sua corte reclama quella notte come sua e lei non può farci nulla.
Quando Eris riapre gli occhi non c’è niente attorno a lei, solo il vibrare soffuso dei portali.
Corre.
Corre per un tempo infinito. Forse qualcuno è rimasto ancora in vita del suo fireteam. Forse…
No. Non è così. Eris dovrà imparare ad essere paziente. Dovrà imparare a sopravvivere in quel mondo. Un giorno… forse un giorno qualcuno verrà. Ma non oggi.
Guarda il suo Spettro, la cui luce è ormai nemmeno più forte di quella di una candela.

“Eravamo circondati. Non sono riuscita a salvare i miei compagni, così mi sono nascosta dove forse gli altri mi avrebbero trovato, se mai fossero sopravvissuti. Ma è quasi certo che non ci sarà modo per me di tornare alla Città. Sto ordinando la conoscenza che abbiamo strappato con così tanto dolore all’Alveare, grazie ai miei Guardiani e al nostro fireteam.

La Luna è stata riprogettata geologicamente in un’impregnabile fortezza, ideata per supportare un gran numero di unità – creature –, tante quanto una mente deviata possa crearne. Sono vive? Si muovono, urlano, piombano su di noi con ondate selvagge. Ma io vedo morte, decadimento e corruzione, non vita. Abbiamo scoperto, con nostra disgrazia, un enorme serie di portali. Ce ne sono sicuramente altri.

Abbiamo incontrato un mostro torreggiante, che brandisce una spada composta di tenebra. La Luce lo rende solo più affamato. Abbiamo tentato di combatterlo e siamo caduti. Troppe volte per ricordarlo.

Eravamo coraggiosi, ve lo assicuro. Possa la Luce trovare dei Guardiani in grado di affrontare questa mostruosità o temo che la Luna possa esserci perduta per sempre.”
Frammento di Spettro, “Alveare”.

Nel loculo che ha trovato, scavato in una parte così profonda che sembrava essere sconosciuta persino agli abitanti di quell’inferno, Eris lascia riposare il suo Spettro. Qualcosa dentro di lei le dice che non lo avrebbe più visto svegliarsi.
Ripensa ai suoi amici.
Vell, la cui forza dava speranza.
Omar, dallo spirito sempre vivo.
Sai, dalla mente affilata come le sue lame.
Eriana-3, il cui fuoco avrebbe bruciato mille soli.
Wei, la cui risata tonante a volte riusciva ancora a sentire.
E Toland, i cui sussurri le avevano aperto mondi prima sconosciuti.
Io sopravvivrò per voi, ve lo prometto.
La Luce dello Spettro muore.
Eris prese in mano la sfera verde, che adesso è l’unica luce, seppur flebile, in quell’antro oscuro.
In lontananza rumori di passi veloci si avvicinavano, poi si allontanavano. Sussurri. Sussurri, sempre.
Sì, forse un giorno qualcuno arriverà. E quando accadrà, troverà Ikora. Troverà Osiride, come Toland le aveva detto.
Sì, Eris, un giorno. Ma non oggi.
La Cacciatrice si rannicchia nel buio, accarezzando la sfera verde.
Eris apre il Diario di Toland e inizia a leggere.

Così, sappi, questa è la storia di come cadde il Primo Fireteam Crota. Le loro vite si spensero assieme, nell’ultimo, disperato tentativo di affermare la forza della vita su quella della morte, prima che le cose iniziassero a cambiare veramente. Il loro coraggio, forse la loro follia, è stato di ispirazione per generazioni. Sui loro passi, altri eroi sono scesi nell’Abisso, armati della conoscenza, della Luce e del… piombo. Ma questa è un’altra storia, per un’altra notte.
Cosa? Toland… mi chiedi di Toland?
Da qualche parte, nel Reame Ascendente, un’anima silenziosa vaga ancora oggi. La Stella Morta di Crota lo fissa sempre dal cielo, seguendolo con lo sguardo ovunque vada.

“Sono morto.

Vell è spettacolarmente defunto. Omar e Sai sono caduti anch’essi. Eriana… povera Eriana, era così brillante alla fine… vero? Una luce coraggiosa.
Ma Crota è rimasto inamovibile. L’ombra si è dipartita dalla sua origine. La luce l’ha resa più oscura ancora. Posso sentire la sua presenza qui e, se avessi ancora uno Spettro, sono sicuro che avrebbe urlato.
Anche io sono dipartito dalla mia origine. Ir Yût ha fatto le sue presentazioni e io ero onorato di incontrarla. Abbiamo avuto una conversazione, un piccolo tête-à-Yût, come una vecchia coppia di stregoni che si scambiano le definizioni. Mi sono definito un amico. Lei ha invece definito la quiddità della morte e ha cantato la canzone di quella agghiacciante autonomia. Le rivelazioni, amici miei, sono difficili da mandar giù. La definizione mi ha ucciso. Il mio essere ucciso mi ha ridefinito. Questa è la forma e la punta della zanna; niente che non possa morire ha mai vissuto.
Adesso volo tra soli oscuri e verdi nel labirinto oltre la stella divina di Crota. Questo è il suo Oltremondo, il Mare delle Urla, dove gli universi-trono dei grandi Alveari marciscono nell’eterna maestosità. I mi muovo in mezzo a loro, mappando le forme e le connessioni a questo mondo.
Mi piacerebbe apparire sulla Torre e infestarla, terrorizzandoli. Io… io non dormo mai, danzo tra la luce e le tenebre in questo terribile e tremante luogo. A cosa servono tutte quelle regole e leggi?
Ma ho del lavoro da fare. Urlo in luoghi abissali. Osiride! Ti invoco! Osiride, Osiride! Puoi udirmi?
A volte credo di udirlo, lo sento rispondere. A volte mi domando che cosa ne sia stato di Eris. Era molto tenace.

Per la prima volta, mi sento solo.”

Frammento di Spettro: “The Hellmouth”