"Deve esserci un significato nel suo ruggito."
Storie e leggende da 'Destiny'.

sabato 18 novembre 2017

LE CRONACHE DELL'ALVEARE: CAPITOLO I, ORYX

I
ORIGINI


Fondamento è enorme. Noi siamo la cosa più piccola che esso contiene. Se non comprendi la natura di qualcosa, questa probabilmente ti ucciderà. La mia maestra, Taox, dice che è per questo che le nostre vite sono così brevi. Affinché possiamo riprodurci e adattarci velocemente.
Verso 1:1


Fondamento:
La caduta della Corte di Osmio
Sappi che, in un tempo molto lontano, al di là della comprensione dell’uomo, questa guerra era già pronta per tutti noi, i suoi artigli spiegati sull’universo, i suoi occhi verdi scrutavano nell’abisso. In un luogo oscuro, perso tra le pieghe dello spazio, esisteva un mondo chiamato Fondamento. Un oceano immenso di ammoniaca, un gigante gassoso attorno alla cui corte orbitavano cinquantadue lune. Tra le onde eteree dei suoi mari, un continente fratturato, inghiottito forse da un mondo un tempo autonomo, caduto dentro l’influenza della sua orbita. Su quei frammenti, una razza di esseri fragili lotta per la sopravvivenza, flagellata dai nemici naturali, dalla forza bruta degli elementi. La loro vita è limitata a soli dieci anni, se non interrotta prima dal fato avverso. Queste genti sono divise tra loro, asservite a due fazioni, due troni, due mondi separati: il continente della Corte di Osmio e quello della Corte dei Bevitori d’Elio. La guerra civile li dilania, la sofferenza li perseguita. Non c’è ombra né di grandezza né di ambizione tra loro, ma solo di miseria.
La vita non è facile per questa razza, come forse non lo fu per noi durante e dopo il Crollo.
Ma chi può sapere come sono andate queste cose?

“La pioggia è spesso velenosa. A volte è in grado di dissolvere la carne. Quando un fulmine non viene attirato dall’accumulatore, può incenerire una persona.
L'intero mondo è una trappola mortale per noi."
Verso 1:1

Tra le file della Corte di Osmio c’è una madre sterile, Taox è il suo nome, forse la prima della sua razza a possedere ambizioni fuori dagli schemi e in grado di vivere in eterno. Sedotta dal potere, dona le chiavi della corte ai nemici di sempre, gli spietati cavalieri dei Bevitori di Elio. La caduta è repentina. Le lame seminano morte e distruzione, il regicidio è compiuto. Le figlie del Re di Osmio, Aurash, Xi Ro e Sathona, sopravvivono, indebolite e amareggiate ma forti della loro sapienza, dei loro due anni di anzianità. La loro rabbia è seconda solo alla loro tristezza. Essere così fragili ma così carichi di aspettative è sofferenza. Non essere stati in grado di aiutare il proprio popolo, non essere stati in grado di salvarli… il loro è un fallimento morale, fisico ed esistenziale. Aurash, sopra le altre, desiderava un futuro migliore fin dall’inizio, qualcosa che andasse oltre la breve parentesi di vita che gli era stata concessa. Aurash come Taox… una cosa li accomuna: l’ambizione.



“Per la vita, Sathona discese. Per la vendetta, Xi Ro discese. E Aurash… ella discese per comprendere.”
Verso 1:7

Fondamento:
La discesa e il Leviatano
Prive di speranza, accerchiate dai nemici e dai traditori, le sorelle non hanno che loro stesse. La loro forte determinazione a sopravvivere è ciò che ha forgiato un’intera razza. Ascoltami… se oggi noi combattiamo e moriamo contro l’Alveare è solo perché in quel preciso istante, in quel momento lontano ere e sperduto negli abissi dello spazio, le tre sorelle sono rimaste unite.
Aurash sapeva che bisognava reagire, in qualche modo. Dovevano trovare una via, un modo per poter vendicarsi, per far fede al grande giuramento sigillato dal loro stesso sangue contro Taox, la traditrice, che avrebbero inseguito per sempre, nelle profondità dell’inferno gelido, dove i raggi gamma lampeggiano nell’oscurità, dove la natura grida silenziosamente all’ombra delle stelle. Senza braccia, senza gambe, prive di occhi e con le bocche cucite, le sorelle avrebbero inseguito Taox e l’avrebbero distrutta.
Aurash cala il capo, nel silenzio. Sogni… solo sogni e vane speranze.

“Nel profondo del suo animo, Aurash sapeva che l’unica via per tener fede al loro sacro giuramento era quella di trovare un grande e potente segreto.
Un segreto che avrebbe potuto sovvertire tutto. Questo era l’animo di Aurash, il suo fuoco, la sua ombra – il suo desiderio di squarciare le membra del mondo e di scavare fino a trovarne il cuore pulsante.”
Verso 1:6

Ed è Sathona che salva Aurash dall’abisso della disperazione, riportando alla luce una flebile fiamma. Lo ripete alle sorelle… le leggende su Fondamento sono vere! Su Fondamento esistono cose che vanno oltre la loro comprensione, oltre quello che hanno visto finora. Il Leviatano, un’immensa creatura al servizio del Viaggiatore, un agente della forza nota come il Cielo, che noi oggi chiamiamo con reverenza Luce. E più giù, oltre quelle profondità di ammoniaca, verso il nucleo del pianeta gassoso, dove enormi forze e pressioni trasfigurano la materia e le leggi fisiche vengono meno, esiste uno spazio paracausale, che cioè trascende le normali leggi della fisica, dove regnano i Vermi, potenti dèi dalla mente oscura, il cui potere è antico, innominabile, nato quasi nello stesso momento dello scoccare della freccia del tempo. Loro sono la voce che parla nel nostro mondo per l’Abisso, che noi oggi chiamiamo con timore Oscurità.
Sathona, l’astuta, continua. Uno di questi vermi, un tempo, era affiorato dagli oceani, fino a spiaggiarsi su uno dei continenti fluttuanti abitati dalla Corte di Osmio. Il re loro padre lo aveva scoperto e le leggende si erano subito diffuse. I segreti che ne aveva tratto lo avevano spinto alla follia. Chissà cosa potremmo imparare, continua la sorella, chissà quali poteri potrebbero spingerci oltre i nostri limiti, per farci reclamare la nostra vendetta e il nostro posto nell’universo!
Aurash è dubbiosa ma Sathona insiste: gli dèi esistono su Fondamento!
Sathona è forte dei consigli del verme del padre, divenuto il suo famiglio all’insaputa di tutti. Sa che il suo potere è grande, perché continua a parlarle anche se la morte ne ha reclamato l’essenza molto tempo prima. Con le sue oscure parole, Sathona è guidata assieme alle sorelle alla scoperta dell’Ago, una nave in grado di penetrare gli oceani di gas di Fondamento fino al nucleo, per chiedere udienza ai Vermi. La nave fu usata dai loro stessi antenati per immergersi negli oceani di gas di Fondamento, questo era il suo scopo.

"Dobbiamo immergerci, discendere" disse Sathona, seguendo i sussurri del suo famiglio. "Nel mondo sotto di noi, nelle profondità metalliche, spero di trovare ciò di cui abbiamo più bisogno..."
Più tempo. Più vita.”
Verso 1:6

La sapienza di Sathona è grande e l’opportunità va considerata. E se fosse davvero così… e se questi vermi-dèi potessero riceverli? Quali sarebbero… oh sì… quali sarebbero le loro richieste? Aurash si decide e sprofonda con le sorelle dentro gli abissi gassosi degli oceani di Fondamento, per chiedere un’udienza con i Vermi, iniziando quella che sarà nota come la Discesa.
Penetrando verso il nucleo, incontrano il Leviatano, con cui sostengono una conversazione che è rimasta nella leggenda e nelle pagine oscure della Storia. Aurash fronteggia gli argomenti del guardiano di Fondamento, che li mette in guardia dallo stringere patti vincolanti con i Vermi. Essi sono agenti dell’Abisso, creature che sono alimentate da una fame infinita di potere, che portano guerra, morte e distruzione, perché pensano sia il giusto metodo per equilibrare l’universo. Sta per iniziare una guerra, egli dice, tra le forze dell’Assenza di Forma e quelle della Forma. Tra l’Abisso e il Cielo. Attraverso l’intero universo, il Cielo cerca di accrescere il suo fuoco, mentre l’Abisso lascia solo le ceneri. Aurash risponde con foga, argomentando la loro scelta: la nostra razza è debole, il mio popolo soffre! Siamo stati traditi e costretti alla fuga, cacciati come insetti. Quello che vuole è solo una chance di sopravvivere. Quale male può giungere dalla volontà di spingere la vita il più possibile al di sopra della morte? Le sorelle sono ciò che rimane della sua civiltà, ma c’è ancora molta della sua gente su Fondamento, divisi da guerre e opinioni. Il loro è un sogno: unire la sua razza ed ergersi sopra le casualità della natura spietata.

Vi ho osservato a lungo, dice il Leviatano in risposta, popolo-krill. Siete stati per eoni la mia speranza, in equilibrio perenne tra l’oscurità e la luce. Voi eravate il mio tesoro, la mia certezza contro la disperazione.

Xi Ro interrompe con foga la logica del Leviatano. Siamo deboli! Ogni giorno moriamo sotto gli attacchi dei traditori e degli assetati di potere! Cosa importa a te, che sei immenso, potente e immortale!

Sathona riprende la sorella. Il Verme di mio padre ci ha guidati fin qui, a bordo di questa nave che ci ha permesso di trovare. Discendiamo… proseguiamo nel nostro viaggio per vedere cosa c’è oltre. Discendiamo, o mie sorelle!





“Io sono all'inizio e alla fine dell'esistenza.”
Verso 1:9

Fondamento:
Il patto con i Vermi
Abbandonano il Leviatano pieni di dubbi essi stessi ma decisi a dissiparli. Raggiungono così il nucleo di Fondamento. Laggiù, si domandano, avrebbero dovuto morire, schiacciati inesorabilmente dalla terrificante pressione e dalla forza geotermica del nucleo del gigante gassoso. Eppure non è così.
Aurash e le sorelle, per la prima volta, si rendono conto del grande potere degli dèi… forze che vincono i vincoli della fisica conosciuta, aggirando le leggi che regolano l’universo in modo inaspettato e impossibile.
Gli dèi striscianti si manifestano: Yul, il Verme dell’Onestà ed EirXolUr, e Akka, i Vermi della Virtù. Akka è il loro signore, Verme anche dei Segreti. Aurash osserva Yul e ne rimane rapito. E come non potrebbe? Riesci a vederlo anche tu o anche solo a immaginarlo? Il vermiforme corpo immenso, fuori da ogni scala e geometria conosciuta, le grandi ali avvolte su di esso, colonie intere di popolazioni nascono e crescono sul suo dorso. I Vermi parlano con chiarezza e non mostrano dubbi, e semmai ce ne fossero stati essi sono durati un frammento di tempo indefinito. 

“Tu sei Aurash. Erede del Trono di Osmio.

Sei di fronte a me, sulla nuda fusoliera di un'antica nave. Stai in piedi, esposta alla pressione schiacciante e al calore feroce del cuore di Fondamento. Dovrebbe annichilirti. E per la mia volontà e solo per quella che puoi sopravvivere.
Io sono Yul, il Verme dell'onestà.”
Verso 1:9

Nessuno seppe mai cosa avvenne e cosa si dissero durante quella lunga conversazione, in cui le forze polari del cosmo si allinearono, segnando un momento nella storia del nostro universo come pochi altri. Nessuno seppe mai e Aurash mai del tutto lo rivelò. Certo è che i Vermi non erano del tutto onnipotenti: Fondamento, rivelano, non è nient’altro che una immensa prigione entro cui il Viaggiatore, l’agente del Cielo, tramite il suo servo, il Leviatano, li tiene in scacco dentro il nucleo del pianeta.
Aurash espone le sue ragioni e i Vermi ascoltano. Infine, pazientemente, rivelano che sono ere immense che l’attesa per il loro arrivo è cresciuta. Aurash, Sathona e Xi Ro sono i veicoli attraverso i quali i Vermi sfuggiranno alla loro prigionia e inizieranno la conquista dell’universo, portando a termine la loro guerra contro il Viaggiatore:

“La Guerra è la naturale rettificazione dell’ineguaglianza. Si tratta del modo che ha l’universo di perseguire l’equilibrio.”
Verso 2:5

Sappi che questa è la logica dei Vermi, che parlano per l’Abisso: tramite i propositi di pace e armonia, il Viaggiatore e il Cielo costringono l’universo al disordine, negando la potenziale carica vitale della morte e la sua spinta al cambiamento, all’adattamento, alla sopravvivenza del più forte. Il disequilibrio deve finire.
Così, il patto fu forgiato, per sfuggire all’antica prigionia e tornare a infestare gli spazi oscuri tra una stella e l’altra, per imporre la loro logica impeccabile.
Ecco che sai, adesso, che i nostri nemici non sono bestie urlanti dagli occhi luminosi nella notte, privi di senno. I peggiori opponenti sono sempre quelli che vivono per una propria logica e quando questa appare loro come giusta, non c’è limite alla volontà che possono mostrare per farla prevalere.


"Vi offriamo l'eternità, Aurash. Vi offriamo una possibilità nell'universo. Volete forse negare al vostro popolo l'infinito?
Toccami. Lascia che la mia carne divenga il tuo sacramento."
Verso 1:9




“Sono Aurash, prima figlia del re caduto. Inseguirò l’ultimo grido profetico di mio padre. Scoprirò cosa ha cambiato il moto delle nostre lune. La fine del mondo è vicina. Scoprirò il perché. Lo giuro sul mio occhio mediano. Io lo scoprirò.”
Verso 1:3

Fondamento:
La fine dell'Età dell'Oro
Accogliendo in loro la simbiosi con i vermi, cessano le loro vite precedenti, le tre sorelle incorrono in una metamorfosi biologica e psichica. Le larve, scelte accuratamente, si insinuano dentro le sorelle: Aurash assume la forma del Re maschio Auryx, Xi Ro assume la forma del cavaliere femmina Xivu Arath ed infine Sathona assume la forma della madre femmina Savathûn. Essi sono vincolati dal patto a mantenere per sempre i loro tratti peculiari: Auryx sarà sempre inquisitivo e alla ricerca della conoscenza, ambizioso e assetato; Xivu Arath sarà sempre imbevuto di potenza e forza smisurata; Savathûn sarà sempre colma di saggezza e di infinita astuzia. Se mai dovessero perdere la loro natura, i loro vermi li avrebbero divorati dall'interno.
E così, i vermi-dèi approvano questi nomi, compiacendosi particolarmente della scelta di Auryx, il cui significato è “Vasto Pensiero”. Essi rivelano loro che l’ascesa è appena iniziata: con la metamorfosi non cambierà solo il loro fisico ma anche la loro capacità di sviluppare forze paracausali, vincendo le leggi della fisica e diventando entità sovrannaturali. Con questi nuovi doni, essi imporranno la simbiosi alla loro razza, unendola in un solo stendardo e conquisteranno i popoli delle cinquantadue lune di Fondamento, ottenendo la loro tecnologia con cui evaderanno dalla prigione del Viaggiatore.
Il Leviatano è subito cosciente del Patto dei Vermi. Così mette in moto le lune del pianeta per l’allineamento del Syzygy. Quando saranno tutte insieme, causeranno un’onda gravitazionale che porterà lo tsunami che devasterà ogni forma di vita su Fondamento.
Questa è la volontà del Viaggiatore e del Cielo.
I tre fratelli tornano sulla superficie di Fondamento e impongono la simbiosi con i vermi a tutto il loro popolo, trasformandoli in quello che oggi noi chiamiamo Alveare.
Con Auryx alla guida, l’Alveare sconfigge tutti i loro nemici, portando la guerra ovunque sulle cinquantadue lune di Fondamento. Per sfuggire all’onda Syzygy del Leviatano, egli deve porre a buon termine la profezia dei Vermi e cioè conquistare la tecnologia necessaria per abbandonare Fondamento.
Riesci a vederlo? Il condottiero dell’Alveare, il loro sovrano, è pronto per far tremare l’universo. Inizia la caccia che distruggerà gli Ammoniti, colpevoli della loro alleanza con il Viaggiatore e di aver dato asilo politico alla traditrice Taox. Ma anche Auryx è ragionevole, e cerca la via del patteggiamento, pur vedendosi rifiutato. Gli Ammoniti rispondono alla violenza con altrettanta violenza, usando armi che piegano le leggi della fisica conosciute. Si tratta del potere che ha loro donato il Viaggiatore, sfruttando le forze non ordinarie del Cielo.
Così, i Vermi parlano.

 "Le menti inferiori la chiamano magia.

Ma tu non sei più legato dai limiti della causalità. La tua volontà sconfigge le leggi. Uccidi cento dei tuoi figli con una lunga lama, Auryx, e osserva il cambiamento nella lama. Osserva come l'universo si ritrae da te in preda al terrore.

La tua esistenza inizierà a definire se stessa."
Verso 2:6

Auryx adesso comprende che i poteri del Cielo e dell'Abisso superano ogni altra cosa, si sovrascrivono alla realtà e alla fisica, ignorandone i vincoli. È chiamata paracausalità e adesso anche la sua lama ne sfrutta il potere, non facendo più parte dell'universo come noi lo intendiamo ma definendosi da sola. Lui la nomina Spezzavolontà ed è compiaciuto di questo.
Con la sua lama, Auryx e le sorelle fanno piovere la rovina sull'opposizione. Così il regno del Viaggiatore su Fondamento ha fine: la sua Età dell’Oro viene brutalmente interrotta. I mari del mondo degli Ammoniti sono avvelenati da Savathûn. Le razze opposte all’Alveare distrutte. E una volta a conoscenza delle azioni del Leviatano, i condottieri dell'Alveare lo squartano e i Vermi si cibano della sua immensa carcassa. Le sue ultime parole erano rivolte a quello che si ostinava ancora a chiamare popolo-krill. No... non più, dice Auryx. Non siamo più le deboli vittime dello spietato destino e dei capricci dell'universo. Non osare più chiamarci così, Leviatano, Oratore del Viaggiatore! Noi siamo l'Alveare. Noi siamo ciò che non hai potuto plasmare nelle bugie, con i tuoi sermoni. Chi ha donato l'eternità a queste fragili membra? Chi ci ha liberato dalla prigione dei nostri corpi e delle nostre stesse paure? Mai più, profeta del Cielo, mai più cercherai di convincerci o proverai anche solamente a nominarci. Cadi e cessa di esistere. L'universo ti ha abbandonato!

Alla caduta del guardiano di Fondamento, il Viaggiatore perde un prezioso alleato, la sua stessa voce terrena. Egli non vede altra soluzione che fuggire, come altre volte in cui l’Abisso aveva trionfato.
Non ha il tempo di gioire delle sue vittorie, il grande re, perché Akka, il più potente tra gli dei-vermi, manda la sorella Savathûn a ucciderlo per punirlo del dialogo con gli Ammoniti, che ha reso debole la logica che guida i Vermi. Auryx vede ancora altre strade oltre alla violenza, altre vie per perseguire i suoi scopi e ciò è ritenuto un male assoluto perché infrange ritmi ed equilibri con cui il potere dei Vermi si alimenta ed esiste.

"Percepisci la tua stessa morte crescere in te.
Devi obbedire alla tua natura. Il tuo verme deve essere nutrito..."

Verso 2:6





“Per ventimila anni combatterono attraverso le lune. Combatterono in ogni piana abissale e palazzo di luce dei loro mondi della spada. E si uccisero a vicenda. Ancora e ancora, così che potessero sperimentare la morte.

Tale era il loro amore.”
Verso 3:2

La fame infinita:
La Somma Guerra
Invece di dissolversi nel grande nulla dell’universo, Auryx si ritrova in una dimensione alterata, governata da una forza paracausale e impregnata di una forza oscura, legata allo suo essere diventato più affine con l’Abisso. Ha tanti nomi, in molte lingue: il mondo della spada, il mondo del trono… ma noi lo chiamiamo come ci hanno insegnato Toland ed Eris: il reame ascendente. Ecco che ho sconfitto anche la morte, pensa il re. In questo spazio governato da leggi a me amiche, mi rendo conto che la via dell’immortalità è possibile. Sento che attraverso la necessaria sapienza posso essere in grado di costruire un sistema di potere inattaccabile!
Forse è in quel mondo senza sole che Auryx inizia a pensare che il potere dei Vermi può essere sfidato. E adesso ascolta bene, perché il re torna dalla morte.
Riunitosi ai fratelli, Savathûn l’astuta, gli rivela che essa sapeva dentro di sé da quale fonte questo nuovo potere attinge: durante la guerra con gli Ammoniti, i Vermi le avevano fornito armi potenti, lame dai poteri sconosciuti, con cui aveva sovvertito le leggi della fisica. Auryx stesso ricorda le istruzioni dei Vermi su come sviluppare questo potere attorno alla sua Spezzavolontà. Forgiata attraverso le morti e i sacrifici dei tributi, la Spezzavolontà è stata in grado di aprire squarci negli spazi tra una luna e l’altra su Fondamento, in numerose occasioni. Questi squarci, aveva visto, emettono fuoco verde e gioiose urla, guidando in dimensioni diverse dalla loro. Spietata e affilata come la logica che la guida, la Spezzavolontà mostra da tempo poteri paracausali nati dalla concupiscenza dell’Abisso con le morti che la lama ha provocato, come tributo ad essa. I Vermi erano allora compiaciuti di questi poteri di Auryx, ma ne erano rimasti anche sorpresi. Savathûn è convinta che il potere che usano i Vermi e quello che permette al fratello di aprire squarci nelle dimensioni siano la stessa cosa. Esso proviene di certo dall’Abisso, una forza con cui essi devono comunicare senza intermediari. Devono praticare questo potere, divenirne maestri, impararne i segreti. È vitale. Forse, allora, con quel potere tra le mani, Auryx avrebbe potuto rovesciare le sorti del suo popolo e del suo legame con gli dèi che erano costretti a venerare e a spezzare il crudele ciclo della fame infinita.

"[...] la Spezzavolontà trascende il subliminale. La Spezzavolontà richiede una soggiogazione più profonda del semplice spezzare e distruggere un involucro fisico. Essa non ha bisogno di toccarti per ferirti.

Infine, e questo è più importante di ogni altra cosa: essere avvinti nella morsa della Spezzavolontà è conoscere la vera pace; significa essere semplificati. Significa essere ridotti a un livello basico, scartando ogni altro ordine superiore di pensieri, di paure, di doveri o di egoismo. Significa provare solamente dolore."
Toland l'Infranto, Grimorio "Dark-drinker", spada esotica 

Adesso ascolta ancora, perché per ventimila anni Auryx dà la caccia e muove guerra alle sorelle tra le lune di Fondamento; è un tempo infinito, non pensi? Ma che significato ha il tempo per chi non può morire? È solo un’altra delle noiose costanti del nostro universo. Eppure sembrava solo qualche istante prima il loro appartenere alla vita su Fondamento, come popolo-krill, dove dieci anni erano un’intera esistenza. I tre fratelli si rincorrono tra le stelle e si uccidono di continuo tra loro. Ancora e ancora e ancora. Savathûn istiga Auryx, dicendogli di non perdonarla. La loro guerra è un patto con loro stessi, la vendetta di Auryx per essere stato tradito ma anche il loro cammino per diventare più forti.

“Auryx disse:
Stabilirò una corte e chiunque verrà in questa corte mi potrà sfidare.”
Verso 3:2

Così, Auryx apre altri squarci nello spazio, che Savathûn l’astuta chiama “ferite”, creando altri reami ascendenti. Lì le sorelle si rigenerano come ha fatto lui, scoprendo ognuna il suo mondo del trono. E poi ritornano, ancora e ancora. La morte che si donano a vicenda è frutto della loro impossibilità nel discernere l’odio dall’amore. Per l’Alveare essi sono inscindibili, una cosa sola, un medesimo sentimento. Auryx uccide le sorelle e le sorelle lui. Tale è l’amore che dimostrano a loro modo, in una simbiosi che nessun’altra forma di vita potrà mai capire. Attraverso la morte e la rinascita continua, i tre fratelli stringono ancora di più il legame tra di loro. Attraverso la morte e la rinascita, dunque, il loro potere si accresce. Affinando le loro morti, la loro forza diventa immensa.
Ognuno di loro diede un nome al proprio reame ascendente, dove evadono la morte, riposano l’anima al sicuro dall’annichilimento, ospitano i vermi-dèi che finalmente si liberano dalla loro prigione su Fondamento: Auryx chiama il suo la corte della Somma Guerra, a simbolo che ognuno può farsi avanti per sfidarlo; Savathûn lo nomina la corte della Somma Congrega, riferendosi al suo essere una regina delle maliarde, una somma strega; Xivu Arath, sfrontata come sempre, dichiara che la sua corte è il mondo intero e la sua spada vibrerà ovunque ci sia guerra.





Sotto un cielo di fiamme smeraldine, nel mondo del trono del Re Auryx, il nostro signore abbraccia. Noi, l’Alveare, osserviamo Savathûn mentre circonda con le braccia Xivu Arath e Xivu Arath stringe le braccia di Auryx e Auryx afferra Savathûn per le spalle. Sono immensi, enormi e bruciano con potere furioso. Ma questo abbraccio è debolezza e noi la disprezziamo. Mai prima d’ora abbiamo disprezzato i nostri signori. Ci hanno forse tradito? Noi siamo stati ricacciati indietro, mondo dopo mondo.

“Questa è la mia fine” dice Savathûn. “Tramo e pianifico, ma non riesco a spargere abbastanza sangue per sfamare il mio verme. E più provo, più affamato esso diviene.”

“Io uccido e massacro,” dice Xivu Arath, “Ma più intensamente io combatto, più forte è la fame del mio verme. Anche io sono alla fine.”

“Gli angeli della guerra dell’Ecumene mi hanno ucciso molte volte,” dice Auryx, “così innumerevoli che non oso più avventurarmi nell’universo. Il mio verme morde la mia anima in preda alla fame. È questa la fine della nostra crociata? Siamo, noi Alveare, non meritevoli dell’esistenza?” 
  
Verso 3:6

La fame infinita:
Oryx, il Re dei Corrotti, Primo Navigatore, Erede del trono d’Osmio
Emersi da questa guerra più potenti e più saggi, per loro è arrivato il tempo di abbandonare Fondamento e le catene del passato definitivamente.
Auryx sposta l’attenzione della sua fame nell’intero universo. Sviluppando il fuoco verde, un’energia in grado di violare il reame relativistico e nata dagli squarci interdimensionali causati dalla sua spada, l’Alveare è adesso in grado di viaggiare a velocità superiori a quelle della luce ma non solo: il loro reale mondo diventa il network dei reami ascendenti, chiamato lo spazio delle spade, attraverso il quale si spostano e vivono, si nutrono e raggiungono ogni parte dell’universo.
Auryx dichiara di essere il Primo Navigatore e il suo sarà un trono creato dall’osmio.

"Sono più grande di quanto possa contenere il mio corpo.
La mia mente è un cosmo a sé."

Verso 3:3

Le leggende sono vere?
È vero che Auryx veste la pelle del dio-verme?
È vero che si sia fatto crescere due enormi ali?
È vero che abbia fatto esplodere una luna assieme a Xivu Arath per scoprire come sopravvivere alla distruzione di pianeti?
È vero che il suo sguardo, una volta abbandonato qualcuno, possa farlo cessare di esistere?
È vero che la sua voce possa far diventare due diversi numeri uguali fra loro?
Chi può saperlo… questa è la materia delle leggende, il tessuto con cui si forgiano le culture e le civiltà. Cosa ne sappiamo noi? Siamo solo uomini.

Auryx scatena il primo sangue nella guerra contro l’Ecumene, un insieme di razze di diversi mondi, di cui anche gli Ammoniti un tempo avevano fatto parte. Taox aveva avvisato l’Ecumene della fame di Auryx, per poi fuggire anche dalla loro protezione. Sa che l’Alveare ancora la cerca, senza sosta, perché i fratelli hanno giurato con il sangue che avrebbero distrutto l’originaria traditrice.
L’avvertimento di Taox, il cui fato è a tutt’oggi sconosciuto, è stato invano. Auryx giunge e spazza via l’Ecumene. Taox fugge di nuovo. Civiltà e popoli interi cadono inermi sotto i colpi della spada di Auryx, la Spezzavolontà. E a ogni colpo della sua lama, Auryx e i fratelli sentono il morso dei vermi che ospitano nel petto, sentono il loro addentargli l’anima, spinti da una fame insaziabile a cui sembra non esserci rimedio.
Nello strascico di questa distruzione senza confini, Auryx si rende conto dell’inganno degli dèi-vermi. La fame che li alimenta gli esseri con cui sono entrati in simbiosi è davvero infinita e ciò che vogliono è consumare ogni cosa.

“Savathûn! Xivu Arath! Mie sorelle… siamo stati traditi. Non saremo mai eterni. Non vivremo mai eternamente!

È nella nostra potestà la distruzione di intere specie. Noi inaliamo il fumo delle loro carni in fiamme. Questo è in patto con i Vermi, i nostri Dèi, che ci rendono possenti. Ma nel brandire questa possanza, la fame dei nostri vermi aumenta e si espande. Se falliremo nel nutrirli, essi ci divoreranno dall’interno.
Abbiamo sterminato trecentosei mondi. E adesso… ne sono certo, la fame del mio verme sta crescendo più velocemente di quanta possanza possa trarne. Siamo stati incatenati in questa alleanza dalla nostra tendenza ad obbedire alla nostra natura: la ricerca dell’eternità. Eterna sapienza. Eterna conquista. Ma nel perseguire ciò, mie fratelli, noi alimentiamo I nostri vermi.
E più li alimentiamo più grande cresce la loro fame. Ancora e ancora.

Presto, miei fratelli, saremo così possenti e i nostri vermi così affamati che non avremo la forza necessaria per sfamarli. Per cui, ne saremo divorati.”

Verso 3:4
Auryx raggiunge Akka nel suo reame ascendente e decide di confrontarsi con lui, non prima di un ultimo dialogo carico di sfida e mistero. Akka è il suo dio, ma è anche attraverso la morte che si venera, pensa Auryx. E così, uccidendoti, io ti rendo onore, grande Akka. E uccidendoti, io divento più grande e più forte. E diventando più grande e più forte, ti rendo ancora onore.

“Nell’abisso gelido del mondo della spada, Re Auryx camminò a gran passi, coperto da un mantello di fiamme di giada. Egli camminò attraverso il cielo e il cielo tremò fin nei suoi pilastri più profondi e poi gelò sotto i suoi passi pesanti. Egli marciò fino a che non trovò Akka, il Verme dei Segreti, colui che stava negando una verità fino a trasformarla in menzogna.”

Verso 3:8

Auryx uccide Akka e lo segmenta con la sua lama, che tante vite ha falciato. Raccoglie le parole oscure che emergono dal cadavere di Akka e le incide nelle Tavole della Rovina, che lega alla sua vita. Con esse, ottiene una sapienza che nessun altro poteva avere. Dentro quei segreti sottratti al verme, c’è anche il potere di corrompere. Sua adesso è la capacità di distorcere la realtà delle creature viventi, di svuotarle di ogni volontà e di lanciarle in una dimensione di follia, dove le urla dilanianti e l’odore di ozono pervadono ogni cosa, per poi tornare da lui come corrotti. Il potere ontopantogenetico di commutare la vita a livello metafisico in una forma a lui totalmente controllabile era la forma finale del concetto vitale dell’Alveare: assorbire l’universo e trasformarlo in una forma più comprensibile, efficiente e unita.
Tale è il potere del re, che ascende così alla sua forma finale. Adesso immagina… guardalo se puoi! Eccolo, Oryx, il Re dei Corrotti! Tremate popoli, trema universo stesso! È nato il messia oscuro dell’Abisso! Il nemico che abbiamo imparato a temere, di cui tu stesso hai paura nel sentire il nome, ancora oggi!
Molti dicono che è stato quello il momento in cui Oryx è diventato un tiranno. Ma chi siamo noi per giudicare? Con il suo condottiero a capo, l’Alveare getta un’ondata di morte e distruzione sulle sponde dell’universo, portando all’estinzione innumerevoli razze, che vengono soffocate nel fuoco verde della venuta della flotta oscura di Oryx. I Dakaua, i Dugu, i Taishibethi e innumerevoli altre civiltà, vengono annichilite.
Sotto la sua forza, l’Alveare, un tempo una razza di fragili creature vittima della natura, schiacciata dall’universo intero, diventa una forza in grado di agire sul cosmo intero. Capisci… comprendi quanta strada, quanto tempo e quanta sofferenza Oryx è riuscito a superare?
Dal nulla è giunto a noi, lasciando il nulla dietro.

“Oryx, mio fratello, è l’essere più coraggioso che io conosca. Su Fondamento ha imparato che siamo le prede naturali dell’universo, le creature più fragili e disperate esistenti. Rifletté su tutto ciò a lungo e con cura e trovò il modo di sovvertirlo. Ci ha resi forti. Ci guiderà nell’eternità.

Oryx, mio fratello, mi ama. E il suo amore è guerra.”

Verso 4:5





“Quindi Oryx disse:
ascoltatemi, mie sorelle, sapete cosa abbiamo compiuto? Abbiamo conquistato la nostra via per l’orlo dell’Abisso. Esso ora mi sussurra quando lo chiamo e guida il mio volo. Esso dice che siamo alla sua soglia e che io debbo oltrepassarla.

Così andrò e gli parlerò.”
Verso 4:0

La fame infinita:
La Logica della Spada

Oh… una voce si leva dalle profondità del cosmo nero! Impressionato da questa immensa efficienza nel causare morte, nel portare equilibrio nell’universo, l’Abisso in persona concede un’udienza a Oryx, che per la prima volta ha occasione di parlare direttamente con il nemico del Cielo, l’origine della loro forza. Anche questa volta, nessuno potrà mai sapere cosa si siano detti, quali oscure parole sono stata scambiate. Oryx ha deciso di farci cogliere uno stralcio di quella conversazione obnubilante, per la quale l’intero universo si è fermato per un attimo. Egli ci dice che, una volta al cospetto dell’Abisso, viene messo al corrente dell’idea che alimenta il potere che si oppone al Cielo. Il suo nome è tra le creature viventi pronunciato come Logica della Spada, dove la morte non esiste in un modo fine a sé stesso ma come definitivo sistema per creare la forma finale della vita – una vita che possa essere in grado di sopravvivere a qualsiasi cosa nell’universo. La logica è il potere dietro cui tutte le abilità paracausali dei fratelli si erano generate negli anni, che i Vermi custodivano gelosamente. Donato a Sathona contro gli Ammoniti, usato da Auryx per accedere al suo reame ascendente per la prima volta, sfruttato per aprire tasche dimensionali nello spazio attraverso cui viaggiare con il fuoco verde. La logica si nutre della morte e rende forti coloro che muoiono e sono in grado di sopravvivere comunque. La logica ha reso i fratelli potenti, attraverso la loro guerra tra le lune, le loro infinite morti e rinascite.

“Il mondo non è fondato su leggi da amare. Non è nato sull’amicizia, ma sul muto interesse. Non dalla pace ma dalla vittoria ad ogni costo. L’universo va avanti attraverso l’estinzione, lo sterminio, dalle esplosioni di raggi gamma che bruciano migliaia di mondi rigogliosi, da singolarità ululanti che divorano soli in fasce.”
Verso 4:2

Oryx torna al suo regno e impone il sistema del tributo ai suoi sudditi. Attraverso un tributo di vite, essi nutrivano i vermi interiori e i loro superiori dell’Alveare, tramite una gerarchia piramidale ben precisa che vedeva all’apice il triumvirato degli dèi-fratelli, alimentando il loro potere attraverso la Logica della Spada. Così, si dice, iniziava a calare la notte su tutto.

Questo, sappi, accadeva prima che il nostro mondo si formasse. Prima che esistesse la vita in questo angolo di cosmo. Prima che il nostro sole si accendesse. L’ardente forza che spingeva il nostro più grande nemico era già potente oltre la nostra comprensione quando ancora la comprensione non esisteva neppure.
Tale è il retaggio dell’Alveare, profondo come il buio della notte senza stelle, inaudito come il silenzio dello spazio profondo. Questa è la forza di Oryx, nato dal nulla, ha sfidato gli dèi stessi, uccidendoli. Ha trasformato il suo fato e quello del suo popolo, da insetti che erano i suoi figli, adesso prodi ascendenti. Ha trasformato il suo corpo, sacrificato la sua identità, sfidato il Cielo e conversato con l’Abisso. Ha sconfitto la morte e gli ha dato un nuovo significato.

Questa è la sua grande storia, per oscura che si possa definire, sappi che un tempo Oryx è nato dalla miseria ed è giunto a far tremare i pilastri dell’universo.

“Io continuerò a esistere per sempre. Io comprenderò tutto. Esiste solo una via, quella che ti crei. Ma puoi creartene più d'una.
Spezza le sbarre della tua cella. Crea una nuova forma, plasmala dalla sua via, trova le sbarre della tua cella, spezza ancora le sbarre, trova ancora una forma, plasmala ancora dalla sua via, divora la luce, divora la via.

Se fallisco, lasciate che diventi cibo per vermi.”
Verso 5:8