"Deve esserci un significato nel suo ruggito."
Storie e leggende da 'Destiny'.

lunedì 22 gennaio 2018

CRONACHE DELL'ALVEARE: CAPITOLO II, GENESI

II
GENESI


“Io non posso morire.”
Trascritto del sussurro udito nella missione “Il Risveglio”

Figli
Il Divoratore della Speranza: Crota, il figlio di Oryx


"A volte mi domando se io non sia un nichilista. Non faccio altro che distruggere. L’unico modo per creare qualcosa di buono è creare qualcosa che non può essere distrutto. E l’unico modo di fare ciò è distruggere ogni cosa. Sono compiaciuto del fatto che l’universo funzioni attraverso la morte. È meraviglioso avere questa conoscenza.”
Verso 4:4

Sappi che così iniziano tutte le storie, con una premessa, con la leggenda dei padri e delle loro imprese, che ricadono sui figli, come maledizioni a volte.
La fame che guida il sovrano dell’Alveare lo porta ad evadere i confini dello spazio conosciuto: egli conquista mondi su mondi in nome dell’Abisso, facendo crescere le proprie fila.
All’apice del suo potere, Oryx ha bisogno di un campione che guidi e ispiri l’Alveare come farebbe egli stesso e che sia parte di sé stesso. Non si fida dei fratelli, che più volte l’hanno tradito. Infine, durante il dialogo con l’Abisso, egli si rende conto che forse è diventato un nichilista. La sua fame l’ha portato a distruggere ogni cosa. Dal momento in cui ritorna dalla morte e uccide Akka, diventando Oryx, qualcosa è cambiato in lui, per sempre.
Era giunto il tempo di creare qualcosa.

"La tua vita sarà una battaglia; conquisterai il tuo posto nella Somma Guerra. Io non ti darò nulla... eccetto la tua prima spada e il nome che ho preparato per te."
Verso 4:4


Egli genera la sua prole e questa brilla nel figlio, che nomina l’erede del Trono d’Osmio, e gli dona una spada in grado di distruggere gli stessi dei dell’Alveare. Così gli parla nel momento del suo arrivo.

"Combattiamo una guerra contro le false speranze. Crota, inseguiamo un dio chiamato il Viaggiatore, una divinità falsa che attira vita giovane, spingendola a costruirgli dimore in suo onore. Le loro mura non sono sicure, perché non possono reggere contro il mio Alveare. E quelle case sono trappole – perché conducono la giovane vita lontana dalla lama e dalla zanna, che sono i veicoli della sopravvivenza e dell’ascensione. [...] Per questo ti nomino quindi Crota, il Divoratore della Speranza.”
Verso 4:6

Con il principe-dio Crota al suo fianco, Oryx pensa di essere invincibile. Crota è il più grande tra i campioni dell’Alveare. Sua è la lama più potente dopo la Spezzavolontà del padre. È il condottiero che tutti avrebbero seguito, alla conquista di lune, mondi e soli. Sotto il suo spietato tallone sarebbe stata schiacciata ogni resistenza della luce, finché il Viaggiatore non sarebbe stato trovato e corrotto, ridotto all’oscurità, al dialogo eterno con l’Abisso.

Assieme a Crota, Oryx crea anche le sue due sorelle gemelle, Ir Halak e Ir Anûk, scisse dallo stesso colpo di taglio della Spezzavolontà del padre, che recide in due parti perfette la stessa larva. Laddove Crota è la forza bruta, il lungo braccio del padre incarnato, le due sorelle sono invece un’estensione della sua mente, affamate di conoscenza e ribollenti di tagliente intelligenza.

Il destino è tuttavia beffardo con la prole del Re dei Corrotti.
Savathûn e Xivu Arath hanno sempre cercato di minare l’autorità di Oryx, a volte per dovere, altre per noia. Savathûn in particolare, sfrutta l’arroganza del giovane Crota, spingendolo sperimentare con i poteri del padre. Crota usa la sua spada per creare una ferita nel tessuto spazio-temporale, e ne ammira i risultati. Ma una razza come nessun’altra prima incontrata, trova quel condotto nel tempo e nello spazio e vi si avventura. Dalla fessura emergono i Vex.
L’Alveare non ha mai fronteggiato la sconfitta e non ha mai conosciuto qualcosa più forte della Logica della Spada. I Vex sono spietati: essi non conoscono la stanchezza, non conoscono requie. I loro meccanismi continuano a muoversi, anche dopo essere stati distrutti. I loro pesanti passi calpestano la terra fino a che non vengono disintegrati. La loro volontà non conosce fine. Nemmeno oggi, sappi, abbiamo mai del tutto compreso cosa i Vex stessero originariamente cercando e da cosa si siano originati in principio. Il loro mistero è forse più grande di quello dell’Abisso stesso, la loro logica completamente differente dalla nostra, le loro origini, si dice, ancora più lontane di quelle dell’Alveare e forse dei Vermi stessi, perché essi sono creature senza tempo, che vivono al di fuori del nostro continuum, non possiedono un aspetto dell’esistenza lineare.
Forse ci siamo rassegnati al fatto che non li comprenderemo mai.

I Vex invadono il reame ascendente di Oryx, seminando morte e distruzione. Quale meraviglia si trovarono dinnanzi quando incontrarono la Logica della Spada! Affascinante, generatrice di poteri incredibili, forze paracausali, fisica sconosciuta, sfugge a ogni tentativo di catalogazione. E tutto ciò che i Vex trovano sconosciuto e affascinante, essi lo dissezionano, lo smantellano, lo simulano, lo studiano e lo replicano.

Per cento anni l’Alveare rimane bloccato in uno scontro senza quartiere con i Vex.
Quando le macchine invadono il reame ascendente, non riescono a sopraffare le forze sovrannaturali dell’Alveare. Le sorelle di Crota creano i totem distruttori per fronteggiare la minaccia Vex e impedire che essi si raggruppino in grande numero, temendo che il padre, Oryx, divorerà la loro anima una volta scoperto quel disastro.
Quando sono, invece, le forze dell’Alveare a penetrare nel mondo dei Vex, non riescono a vincere l’incredibile furia e violenza che gli viene scagliata addosso, la tenacia delle macchine, fredda e inarrestabile.
I Vex non riescono a capire il modo in cui l’Alveare produce il suo potere. In questa impasse, le macchine producono Quria, la Trasmutazione della Lama, una mente Vex in grado di comprendere la Logica della Spada e il suo sistema di sudditanza e adorazione, fondato sui tributi di morte e sul culto religioso.

“Devo uccidere ogni cosa – comprese Quria – e così otterrò il potere.”
Verso 4:9


Riescono così a riprodurre il potere paracausale donato dall’Abisso agli Alveare ascendenti, creando dei droidi con l’abilità di venerare i Vermi. Riproducendo una situazione ontopatogenetica, Quria è in grado di appropriarsi del potere dell’Alveare, infettando a livello metafisico la vita per commutarla alla sua volontà – quasi analogamente a ciò che Oryx riusciva a compiere tramite la corruzione.
Uno dei Vermi, Eir, avvisa Oryx di ciò che sta accadendo e gli intima di porre ordine nel suo reame. Egli scende in campo direttamente per sconfiggere l’insolenza eretica dei Vex. Spiega le armate nel suo reame ascendente e spazza via l’opposizione, corrompendo numerosi Vex e rendendoli suoi schiavi, rivoltandoli contro le forze di Quria che, tuttavia, gli sfugge.

Prima di sigillare il portale dei Vex, Oryx punisce il figlio per la sua avventatezza. Se devi essere degno del trono di Osmio, gli dice, dovrai lottare e farti strada tra queste creature scellerate. Torna vittorioso da me, Crota, e sarai di nuovo degno della mia attenzione.
Crota viene scagliato dentro il portale ed esso sigillato con la Spezzavolontà.
Crota diventerà leggenda, distruggendo mondi e schiavizzando civiltà intere. Costruirà templi in onore del padre e finalmente comprenderà il piano e la mente di Oryx. Imparando dai propri errori e crescendo in possanza e astuzia, Crota sfiderà i Vex. Questi lo catalogheranno nei loro database come calamità inarrestabile, che necessita ulteriori studi per essere compresa del tutto.
Ogni sua simulazione lo trova vincitore.
Evitarlo è imperativo.

Il Re dei Corrotti riflette su ciò che è successo. Sa che Savathûn è dietro quella folle guerra. Ma forse deve ringraziarla. Non ho mai incontrato nemici come questi, riflette, così forti e instancabili. Sono quasi riusciti a sfruttare la Logica della Spada a loro vantaggio. Sono degli avversari degni e temibili ma non riesco a comprenderli. La natura delle loro azioni è oscura e mi sfugge la loro capacità di reazione. Oh… e io non tollero ciò che non comprendo… mi costerna. Devo saperne di più. Dovrò riflettere su tutto ciò.

“Egli chiamò Savathûn per incontrarla nel mondo materiale. Lei gli disse che i Vex lavoravano senza riposo per comprendere ogni cosa, così che possano creare una condizione di vittoria per ogni possibile stato conclusivo dell’universo.

“ ‘Quindi devo essere un re migliore’ disse Oryx. ‘Se loro vogliono creare un imperatore per ogni esito, sarò quindi il re per uno solo di questi. Seguirò l’Abisso ovunque esso vada e documenterò il suo potere. Creiamo un catalogo delle tombe dei mondi, che sarà così la nostra mappa per la vittoria.”
Verso 4:10



“Se potessimo separare le nostre morti da noi stessi e occultarle, saremmo molto difficili da uccidere.”
Verso 4:8

Figli
Ir Halak e Ir Anûk, la Superanima e la Dreadnaught

Ir Halak e Ir Anûk sono dotate di immensa sapienza, forse quanto la loro stessa zia Savathûn, l’Astuta. Le sorelle partoriscono una delle più grandi armi dell’Alveare, dei suoi membri ascendenti.
È il concetto della Superanima. Adesso ascolta, e dimmi se non trovi la cosa intrigante. Dimmi se non pensi anche tu che sia una mossa che non puoi aspettarti, a cui nessuno ha mai pensato! L’anima andava dislocata dal piano fisico, per impedirne la totale distruzione. Trasferita nel reame ascendente, dove solo pochi eletti dell’Alveare possono accedere, avrebbe reso il suo possessore quasi del tutto impossibile da uccidere.
La Superanima stessa, in un reame dove le leggi fisiche come le conosciamo non esistono, diventa un’arma terribile, in grado di espandersi e di causare un’esplosione da stella spettrale, il cui raggio distruttivo è incalcolabile. Niente è così duro da resisterle.
Con questa conoscenza in pugno e alimentato dal timore di ciò che era accaduto con i Vex, una razza implacabile che non era stato in grado di soggiogare e che aveva invaso facilmente il suo reame ascendente, Oryx decide di costruire qualcosa di mai visto, di rendere il suo reame mobile. Il suo destriero diventerà il suo trono, il suo reame ascendente diventerà il suo veicolo di conquista.
Oryx ha ancora il ciclopico corpo di Akka. Lo frammenta e segmenta con la sua Spezzavolontà e ne plasma la forma di una nave. Una nave immensa, mai vista, l’ammiraglia della sua flotta, l’ombra nera che annuncia l’annichilimento della vita, il crollo delle civiltà. Ammirate… ammirate tutti la Dreadnaught, l’Astrocorazzata! Incarnazione chitinosa del terrore, essa è un intero mondo fluttuante, insieme una cattedrale, una tomba, un rifugio e un’arma.

“Cosa succederà se morirò?

Dato che sono alleato con la morte, questa considerazione è adatta alla mia persona. Le mie figlie studiano la quiddità della morte, mio figlio si allena a occuparla, la mia grande opera finale consiste nel diventare equivalente a essa, nel morire e vivere nella morte, di modo che se l'universo diventasse il vuoto io potrei entrare a farne parte. È molto meglio un universo selvaggio con un lieto fine, che un universo lieto ma senza speranza.
Sono morto innumerevoli volte ma queste morti sono solo state temporanee.”
Verso 5:8

Le due sorelle costruiscono un'altra arma letale, che segnerà il destino dell'Alveare in più occasioni, in modi che nemmeno Oryx avrebbe mai potuto prevedere: il Canto della Morte. Si tratta di un'invocazione di inaudibile potenza, che riesce a scindere l'anima dal corpo di chi la ascolta, disintegrandola o lanciandola nel buio tra le stelle oscure dei reami ascendenti.

"Ho udito da Xivu Arath le sue lamentele sul vostro canto. Lo avete fatto risuonare nel suo mondo del trono, uccidendo chiuque lo ha ascoltato, in un modo irrevocabilmente permanente."
Verso 4:7  

Ir Yût, una delle maliarde allieva delle sorelle, diventa una maestra nel comporre e nell'eseguire il Canto della Morte, divenendo nota come Cantamorte. Un giorno, l'ossessione di Toland per lei e il suo canto ammaliante e letale, avrebbe portato alla rovina sei tra i più grandi Guardiani che abbiamo mai conosciuto. Ma questa, sappi, è un'altra storia.



“<osserva>!<imita>!<usurpa>”
Verso 5:0

La fine di un’era
Il ritorno ad Aurash
Oryx muove il suo reame ascendente dentro la Dreadnought, rivoltandolo e fondendolo con essa, in essa. Installa la sua Superanima dentro il reame, rendendo la Dreadnought il suo corpo esteso, il simbolo del suo potere che estrinseca dal suo corpo, dalla sua forma terrena. Hai mai sentito nulla del genere? Ecco il genio di Oryx, la sua infinita astuzia, affilata come una lama, dura come la Logica della Spada.
Oryx riflette: non ha senso fermarmi qui… ecco… la mia Superanima sarà anche la mia superarma. L’impulso di morte, l’esplosione della stella spettrale… sarò in grado di eruttarlo dalla mia Dreadnought; sarò in grado di rivolgere il suo raggio disgregatore ovunque voglia!
Quale sciocca constatazione poteva essere quella di chi era convinto che l’Alveare non potesse diventare ancora più forte. Che Oryx avesse raggiunto l’apice del potere diventando un dio. C’è sempre qualcosa oltre, è solo che noi non lo sappiamo o non ci pensiamo. Del resto cos’è un dio se non solamente un dio?

Aiat!, come usano dire nell’Alveare, “così sia!”

Con la sua immensa arma e le sue forze al completo delle sorelle, Oryx muove guerra a un’altra razza benedetta dalla luce del suo nemico, il Viaggiatore.
L’Armonia gli resiste con ferocia, ma la fame del Re dei Corrotti è troppo forte.
Nella sua campagna durata secoli contro l’Armonia, Oryx è particolarmente attratto da un dono fatto dal Viaggiatore a quei popoli, chiamato L’Albero Maestro. Esso è un pilastro di energia radiante, che il re desidera divorare e poi spezzare come un vecchio osso spolpato. I simboli del Cielo devono cadere tutti, nessuno escluso.
Nella sua ricerca dell’Albero Maestro, Oryx si imbatte in una nave abbandonata che può contenerne tracce. Abbordandola di persona, egli vi trova invece Quria, che gli ha teso una trappola nella sua infinita capacità di prevedere le situazioni.
Oryx ha finalmente l’occasione di sconfiggere quel nemico oscuro ma Quria lo sorprende di nuovo, creando una simulazione di Oryx per carpirne i segreti e sconfiggerlo a sua volta. Era quello, come sai, il modo dei Vex di capire l’universo, simulandolo. C’è chi dice che noi stessi viviamo in una grande, immensa simulazione Vex. Ma chi può mai dirlo?

“<sconosciuto>|<enigma>|<fallimento>”
Verso 5:0

Il tentativo di simulare Oryx da parte di Quria non si conclude con un pieno successo… ma il contrario. L’impossibilità nel tradurre in dati le forze paracausali dell’Abisso che hanno causato il potere di Oryx, Quria riesce solamente a cogliere un barlume di ciò che è Oryx, della sua complessa essenza.

“Non riuscirai mai a essere ciò che io sono. Simulami, creatura sciagurata! Prova a calcolare le permutazioni della mia essenza divina. Computa la morte nella forma del mio trono. Replica la mia ombra sulle pietre tombali di decine di migliaia di cimiteri di mondi! Non sarà mai abbastanza. Io detengo le Tavole della Rovina. I parlo per l’Abisso. Una galassia di materia pensante non riuscirebbe a comprendermi.
Ammira!”
Verso 5:0

Nell’impossibilità di simulare le forze paracausali dell’Abisso, Quria riesce ad accedere solamente all’entità precedente Oryx e Auryx… ovvero Aurash. La sua simulazione è tuttavia perfetta.
Quria parla con la voce di Aurash e Oryx, avvolto dalle fiamme e con la Spezzavolontà in pugno, si ferma. “Chi sei? Tu sei me?” dice quella voce dal passato. Per un attimo l’intera vita del Re dei Corrotti gli passa davanti ai suoi tre occhi. Rivede tutto… rivede sé stesso, emergere dal caos di Fondamento, una creatura fragile. Vede il tradimento di Taox. La caduta del Trono di Osmio. La fuga. Poi sente la voce della sorella, come da un abisso, che lo chiama, che chiama tutti loro. “Discendiamo, oh mie sorelle!”. E davanti a lui adesso c’è Yul, il Verme, che gli promette il potere. E così sia, Aiat!
In quel momento, Aurash muore e diventa Auryx prima e Oryx dopo, schiacciando sotto il suo tallone l’intero universo. Oryx rivede sé stesso dentro quella simulazione, rivive ogni cosa e si inginocchia, poggiando la sua spada a riposo. La sua mente cade dentro i ricordi, dentro la riflessione. Cosa sono diventato? Quanta strada ho percorso in questo universo. Qual era il mio scopo? Forse ne ho perduto memoria. Forse tutto ciò non ha più senso.
In quel momento, Quria fa fuoco con ogni arma a disposizione, riversando una cascata di fiamme atomiche su di lui. Lo scudo di Oryx non cede, forte di poteri ultraterreni la cui fonte è ben celata.
Se c’è una ragione in tutto questo, pensa il re, la troverò.
Gli occhi fiammeggianti di verde del Re dei Corrotti incrociano lo sguardo multiplo di Quria e dentro gli strati della sua coscienza, quello di Aurash. Scava fino al cuore della sé stessa del passato. Vuole dirglielo… ha la possibilità di dirle che cosa l’aspetta, cosa sarà del suo mondo, come sarà tutto questo. Ah… se solo Aurash avesse saputo allora! Chissà cosa… quali cambiamenti avrebbe potuto fare… quanto diverso sarebbe stato il corso del destino.
Sì, Aurash, tu sei me, il me stesso di un tempo. Ascolta adesso…

“Oh, figlia, io ho adesso ogni cosa che tu possa desiderare. Sono immortale. Conosco i grandi segreti dell’universo. Ho esplorato i confini della Tenebra e ho inseguito il dio menzognero seguendo il suo abbraccio galattico attraverso un branco di lune ululanti. Nel mio pugno stringo i poteri segreti che domineranno l’eternità. Il mio verme si nutre dei tributi della mia Corte e dei miei figli, il Divoratore della Speranza, la Tessitrice e la Disfattrice e con questi tributi io schiaccio i miei nemici. Perché io sono Oryx, il Re dei Corrotti. Io sono onnipotente.”
Verso 5:1

La simulazione di Aurash rimane silenziosa per un attimo, mentre il Re si alza. Quria recupera le memorie di Taox, trovando i nomi che cercava, i volti perduti, le promesse dimenticate e… dei legami simili all’amore?
Capisco… dice Aurash… ma dove sono le mie sorelle? Sono lì con te? Dov’è Sathona, Xi Ro?
Al sentir nominare gli antichi appellativi delle sorelle, di un tempo in cui erano fragili e giovani, remotissimo e lontano, Oryx sorride.
Aurash ha una rivelazione terribile e il terrore la pervade.
Dove sono le mie sorelle? Che cosa ne hai fatto?
Il Re si avvicina, la spada in pugno.
Il mio popolo… misericordia! Che cosa hai fatto al mio popolo?
Aurash non saprà mai la risposta… perché l’ultima cosa che vede sono gli occhi verdi di Oryx e poi le stelle. Un sipario nero e freddo, l’odore di ozono e le stelle.



"Mio figlio Crota mi paga tributi ricchi e lauti. La mia discendenza è forte, il mio verme è grande e sazio e con questa sicurezza posso passare il mio tempo alimentando la mia sapienza e la mia comunione con l'Abisso. E mentre imparo nuovi segreti, il mio potere cresce; e mentre il mio potere cresce, lo impiego per imparare nuovi segreti. Aiat: che così sia, perché così deve."
Verso 5:6

La fine di un’era
Un’eternità e una lama

"Noi ci opponiamo alla fatal menzogna che un mondo costruito sulle leggi di condotta possa mai resistere alle azioni di chi è realmente libero. Questa è la schiavitù del Viaggiatore, il crimine della creazione, dove gli sforzi vengono resi vani nella costruzione di false forme.
Se scegliete di combatterci, combatteteci con tutto quello che avete, con tutte le vostre leggi e i vostri giochi. Noi dimostreremo la nostra ragione."
Verso 5:5 

Oryx dona Quria a Savathûn, ormai corrotta e ridotta al suo comando. Con essa, l’esercito di Vex che era il suo seguito. Gli spiega che forse potrà intrattenerla, visto che contiene una simulazione di Aurash che lui ha lasciato intatta. Le ho assegnato ancora un po’ di volontà propria, dice il re, cosicché possa simulare anche Sathona o Xi Ro. Parlare con Aurash è stato illuminante per me, quasi divertente. Forse potrà esserlo anche per voi due.
Savathûn, dubbiosa, rivolge parole strane al fratello. Forse… oppure si libererà e scatenerà i Vex contro il mio reame ascendente. Trasformerà tutto in ingranaggi e vetro. E poi mi esploderà in faccia, uccidendomi.
Oryx sorride. Di certo, sorella, se riuscirà a far ciò, meriterai di morire.
Savathûn guarda il fratello. Per la prima volta, Oryx vede che il dubbio in lei è forte. Qualcosa la sta tormentando e forse è la stessa domanda che da eoni lui stesso si pone.
Sai, fratello, io non sono sicura che tutto ciò sia giusto. La nostra strada, il nostro percorso. Abbiamo portato distruzione ovunque, marcando l’universo con il nostro nome. Non ne ho la prova, ma l’idea di liberare l’universo divorandolo forse è sbagliata. La nostra logica forse è sbagliata.

Oryx le rivolge lo sguardo per un solo attimo… e per un solo attimo appare nostalgico, sentimentale. Riflette. Ripensa a tutti quegli anni alle nostre spalle, alle cose che abbiamo fatto! E, nonostante tutto, essere vecchi e antichi non lo sento come un peso. Non ti sembra? Non ne sono stanco. Mi sento vivo, vivo con te e ogni volta che rimetto piede in questo mondo dal mio trono, mi sento come se avessi ancora due anni, giacente sul fondo di quell’universo che guardavo dal basso verso l’alto.
Ma, sorella, questo siamo noi. Siamo la prova che cerchi. Siamo l’Alveare: se esisteremo per sempre continueremo a provarlo. Se qualcosa di più spietato ed efficiente ci conquisterà, allora la prova sarà definitiva.
Lei lo guardò, gli occhi come aghi roventi.
Mi piace, disse, è elegante.
Ma lei, naturalmente, aveva già raggiunto quella conclusione.
Verso 5:2

Ancora una volta insieme, i tre fratelli guidano l’assalto finale all’Armonia, per la conquista dell’Albero Maestro. Per secoli, i tre fratelli infiltrano tra le file della grande civiltà dell’Armonia i loro semi della discordia: navi fecondatrici squarciano l’atmosfera dei loro pianeti, piantandosi sulla terra e fecondandola con le larve dell’Alveare. La conquista è lenta, ma inesorabile.
Dopo secoli, i tre fratelli guidano l’attacco finale. Xivu Arath e Savathûn liberano le loro potenti flotte sulle forze dell’Armonia, mentre Oryx usa il suo potere per deviare dalle proprie rotte asteroidi e comete ciclopiche, che vengono così scagliate sui mondi degli avversari.
Oryx distrugge l’Albero Maestro, divorandolo come si era prefisso e, ritenendosi una divinità caritatevole, ne dona la luce anche alle sorelle, per farne un lauto pasto.

Savathûn dunque rivela a Oryx che i loro sentieri ormai devono dividersi.

Così disse Savathûn: “Fratelli, ascoltatemi, le nostre strade devono separarsi, così che possiamo cambiare”. Ed essa trascinò le sue lune da guerra dentro il buco nero. Il suo trono divenne remoto.

Così disse Xivu Arath: “Re Oryx, la tua presenza è ingombrante per me, il tuo potere limita troppe scelte. Devo allontanarmi da te.” Ed essa trascinò le sue lune da guerra dentro la notte. Il suo trono si chiuse, sigillandosi.

Così Oryx fu solo. Egli spese molto tempo a riflettere. E queste riflessioni sono registrate qui.
Verso 5:4

Oryx compone i versi dei Libri del Dolore mentre è in solitudine. Affida la sua storia calcificandola in dei frammenti oscuri, che si fossilizzano sulla dura pelle della Dreadnaught, la sua immensa corazzata. Forse un giorno verranno ritrovati, dai suoi discepoli o forse dai suoi nemici. Non importa. La storia di Oryx deve sopravvivere.
Ed ecco, essa ci ha raggiunto attraverso gli eoni, grazie al coraggio di chi ha fatto breccia nel suo mondo ascendente, violandone i segreti e causando la caduta del grande re. Non ci hanno portato solo una grande vittoria e la speranza, ma anche le sue parole, incrostate sulle pareti della Dreadnaught, strappate da esse con la forza della Luce e del coraggio.
È grazie a quei pochi impavidi Guardiani se oggi noi siamo qui a narrare queste leggende.

Oryx riflette se tornare su Fondamento. Chissà cosa è rimasto laggiù. Se l’onda gravitazionale del Leviatano e del Viaggiatore ha alla fine distrutto tutto. Ma no… non ha senso cercare cosa è rimasto di Fondamento. Lui è Fondamento, l’erede di quel popolo-krill che viveva e moriva nell’arco di dieci, miseri anni.
La sua logica continuerà ad esistere. Continuerà a dare la caccia al Viaggiatore, il dio bugiardo. Continuerà a dare la caccia a Taox, la traditrice. Continuerà a imporre la Logica della Spada, finché essa non verrà sconfitta da qualcosa di più potente. Il suo amore abbraccerà l’intero universo e, come una volta disse Xivu Arath, sappi che il suo amore è guerra.
Questa è la storia di Oryx, il Re dei Corrotti, Primo Navigatore, Voce dell’Abisso, salvatore di popoli e disgrazia della luce.

"Questa è la mia eredità, il mio lascito: l’eternità, l’infinito, l’intero universo soggiogato dalla mia spada. Questo è il mio governo: un’eternità e una lama.”
Verso 5:7

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